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Conti pubblici, i dubbi dell'Ocse

5/10/2011

L'Organizzazione per lo sviluppo economico: "I provvedimenti in atto potrebbero non bastare, probabile necessità misure aggiuntive"


 

Nel suo nuovo 'Rapporto sull'Italia', l'Organizzazione per lo sviluppo e la crescita economica non risparmia la richiesta di interventi, sull'economia e sulla finanza.
Secondo l'Ocse, l'economia italiana "ha superato la profonda recessione provocata dalla crisi internazionale e sembra diretta verso una graduale ripresa", che però il rapporto definisce "di forza incerta".
Secondo l'organizzazione sono quindi necessarie "riforme strutturali per aumentare il potenziale di crescita, pur mantenendo nel contempo un contesto di bilancio stabile e orientato al risanamento, come correttamente è stato fatto durante la crisi".
Anche le politiche strutturali "dovrebbero rimanere prioritarie nell'agenda del governo. La liberalizzazione avviata nei servizi dovrebbe essere completata ed estesa ad altri settori, quali i trasporti e i servizi locali".
 
I conti dello Stato. "Consolidare le finanze pubbliche è più necessario che mai", scrive l'Ocse, e sottolinea che il Paese "dovrebbe continuare a implementare politiche di consolidamento dei conti pubblici nel prossimo futuro".
Vengono riconosciuti gli sforzi compiuti dal Governo ma si osserva anche che "a partire dal 2013, potrebbe essere richiesto un consolidamento". Ovvero, dice il rapporto, "ulteriori tagli alla spesa e possibili interventi sulla tassazione".
Una parte importante dei tagli alla spesa dovrebbe venire dal "congelamento degli stipendi pubblici e da minori trasferimenti  alle regioni".
Ma, rileva l'organizzazione, "il blocco dei salari scadrà nel 2013 mentre il bilancio tra spese e ricavi delle regioni potrebbe diventare difficile da controllare nella fase di transizione verso il federalismo fiscale". Per questo "se si dovesse verificare qualche deragliamento in queste misure potrebbe rendersi necessarie azioni sulla tassazione, iniziando con l'allargamento della base imponibile".
E proprio riguardo quest'ultima possibilità, l'Ocse suggerisce "un aumento della tassazione immobiliare" che "può aumentare il gettito perchè è difficile da eludere e porta distorisioni ridotte nel breve termine". Anche se ci sono dei limiti perchè "un'alta imposizione fiscale sulle proprietà può ridurre gli incentivi al risparmio e all'investimento".
Altri risparmi potrebbero arrivare "eliminando molte agevolazioni fiscali e aliquote ridotte". Ma secondo l'Ocse, tra gli obbiettivi dell'Italia c'è anche quello di "mantenerne credibilità". E per farlo,  "si dovrebbero evitare gli scudi fiscali, come quello del 2009-2010 sui fondi non dichiarati detenuti all'estero".
 
I dati sul Pil. Secondo il rapporto, il Pil italiano "non tornerà ai livelli precedenti alla crisi economica prima del 2013-2014".
Il prodotto interno italiano, secondo l'organizzazione, si riprenderà pienamente solo tra qualche anno, rimanendo però "ben al di sotto del livello che si avrebbe avuto sulla base del trend pre-crisi, sebbene tale trend fosse comunque esso stesso debole".  
Per l'Ocse "stimolare la crescita delle produttività e l'offerta di lavoro è dunque una priorità fondamentale". In particolare l'Ocse indica che l'agenda delle riforme strutturali dovrebbe incentrarsi sulla riduzione delle barriere amministrative e normative alla concorrenza, sul miglioramento dell'efficienza dell'istruzione superiore, sull'aumento dell'efficienza della macchina fiscale, sulla riduzione della proprietà pubblica e sul riorientamento dell'economia verso una crescita sostenibile per l'ambiente. Il Governo, riconosce l'Ocse "ha già preso importanti misure in questa direzione".
 
Tremonti soddisfatto. "Mi pare che l'esame lo abbiamo passato", ha detto il ministro dell'Economia, Giulio tremonti, durante la presentazione del rapporto.

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