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Russia: le mosse di Mosca per arginare la caduta del rublo

12/1/2014

La banca centrale russa potrebbe bloccare tutti gli investimenti speculativi isolando di fatto il paese dai mercati finanziari


Di seguito pubblichiamo Matteo Paganini, chief analyst FXCM Italia sulla caduta del rublo e sulle conseguenti decisioni della Banca centrale russa.
 
 
Per arginare un'ancor più grave crisi valutaria, la Banca centrale russa (CBR) ha abbandonato la banda di oscillazione controllata per il rublo, autorizzando la valuta a fluttuare liberamente nei confronti di Euro e dollaro americano. Questa decisione è l’ultima mossa della CBR di fronte al crollo vertiginoso del rublo, che quest’anno ha perso fino al 47,8% del suo valore contro il biglietto verde. 
 
 
Finora ci pare una mossa rischiosa. Il rublo ha registrato un forte rialzo dopo le mosse della banca centrale ma, a nostro avviso, si tratta di una vittoria dal respiro breve. Permettere alla valuta di seguire liberamente il suo corso aumenta le possibilità di un futuro intervento sul mercato Forex ancora più definitivo. Inoltre, la minaccia di vendite massicce e non previste sul rublo rende meno appetibile vendere la valuta durante fasi ribassiste.
 
 
Gli investitori, spaventati dai rischi geopolitici, hanno iniziato a spostare i propri capitali dalla Russia, facendo scendere il conto capitale ai minimi dal 2009. Tale fuoriuscita è stata inoltre aggravata da una brusca inversione dei prezzi del greggio, un asset strategico per le sorti economiche del Paese. 
 
 
Le sanzioni anti - Russia e le esportazioni russe previste in declino, con il rublo che affonda, formano un mix micidiale. E’ ormai chiaro come per la Russia sia aumentato il rischio stagflazione, con crescita economica e corsa dell’inflazione previste in direzioni opposte nel 2015. La banca centrale russa si trova quindi tra l’incudine e il martello. Da un lato, l’impennata dei prezzi richiede una politica restrittiva e dall’altro un aumento della produzione necessiterebbe invece di politiche più espansive.  
 
 
Di fronte a questo dilemma, i funzionari della banca centrale tentano di arginare il crollo del rublo per calmare le acque prima di affrontare problemi più grandi. I tentativi di scoraggiare le vendite massive con un aggressivo rialzo dei tassi di interesse e di combattere la caduta con la vendita di riserve valutarie si sono dimostrati vani. Ora la Banca centrale è davanti a una scelta difficile: consentire il sell-off sul rublo, lasciando fluttuare liberamente la valuta, o introdurre un regime ancor più draconiano di restrizioni per fermare la fuga di capitali. 
 
 
Come dimostra ampiamente la storia, la minaccia di un intervento di vaste proporzioni e persino la sua realizzazione, non sono mai riusciti a contenere in modo sostenibile l’assalto degli investitori nei confronti di una determinata valuta. Basta guardare al Giappone e ai recenti tentativi della Nuova Zelanda per vedere quanto evaporino velocemente gli impatti di questo tipo di interventi. Quello che più di tre mesi fa sembrava solo un’ipotesi lontana ora è una possibilità concreta: la CBR - spinta dalla politica decisionista di Putin - potrebbe bloccare tutti gli investimenti speculativi sui vari incroci valutari che coinvolgono il rublo, costringendo investitori e risparmiatori a perdite sostanziali, isolando di fatto la Russia dai mercati finanziari mondiali. 

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