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Anche la Germania con Draghi

4/29/2011

Secondo il Bild a giorni arriverà il definitivo via libera da Berlino per Draghi alla Bce


 

Anche la Germania sosterrà la candidatura di Mario Draghi alla presidenza della Bce. Lo afferma il solitamente molto ben informato quotidiano tedesco «Bild» citando fonti vicine al governo della Cancelliera Angela Merkel. La quale avrebbe deciso, in mancanza di un candidato tedesco, di affiancare il suo appoggio a quello già manifestato dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Nel giorno in cui sembra essersi definitivamente spianata la strada verso Francoforte, Draghi torna a parlare di ripresa economica. Per sostenerla, sottolinea, occorre investire in infrastrutture, recuperando ritardi ed inefficienze. Il governatore della Banca d'Italia lo dice affrontando, nell'intervento introduttivo di un dibattito a Palazzo Koch, il tema degli investimenti pubblici. E ciò nell'ambito di un quadro macroeconomico difficile di cui Draghi torna a tracciare le linee essenziali. E cioè la «lentezza» della ripresa in Italia dopo la crisi, «che si riflette in redditi stagnanti, problemi occupazionali, maggiori difficoltà a gestire la finanza pubblica». La crisi, osserva il governatore, ha peggiorato le prospettive: «Non è più rinviabile un duraturo riequilibrio dei conti pubblici, che data l'elevata pressione fiscale, deve passare inevitabilmente attraverso il contenimento della spesa». I conti a questo proposito sono presto fatti perché l'obiettivo del sostanziale pareggio fissato dal Documento di finanza pubblica del governo nel 2014 richiede, senza l'intervento sulle entrate, una riduzione delle spese, e si tratta delle principali, «pari al 7% in termini reali».

 

In questo quadro non bisognerà certo incidere ancora sugli gli investimenti delle Amministrazioni pubbliche già previsti in sensibile calo nei prossimi anni. E di cui però è essenziale «un forte recupero» d'efficienza se si vuole evitare un effetto depressivo sulla crescita. Anche perché «il ritardo infrastrutturale del paese non sembra riconducibile solo a una carenza di spesa». Non c'è un problema di dotazioni fisiche quanto di servizi e di regole. Secondo Draghi infatti «la qualità della programmazione sembra costituire l'aspetto di maggiore criticità del nostro paese». Così il riavvio del processo di crescita passa attraverso diversi segnali: «Per un aumento dei tassi di occupazione, soprattutto giovanile e femminile; maggiori investimenti in capitale fisico; mercati, servizi pubblici e regolamentazioni che facilitino l'accrescimento della produttività».

Per il governatore «l'incertezza del quadro finanziario ostacola un'adeguata programmazione degli interventi, ne incentiva la frammentazione per avviare simultaneamente il maggior numero possibile di opere con conseguenze negative sulla capacità di portarle a termine entro i tempi stabiliti». I motivi dei ritardi sono più d'uno. Alcuni comuni ai vari settori e cioè l'incertezza del quadro di bilancio, le carenze nei progetti di valutazione e selezione delle opere, la sovrapposizione delle competenze dei diversi livelli di governo, i limiti della normativa che regola l'affidamento dei lavori e il monitoraggio del loro avanzamento. Ostacoli che fanno lievitare i costi e aumentano le incertezze sui tempi scoraggiando anche la partecipazione dei privati ai finanziamenti di opere pubbliche: dal 1990 al 2009 è stata solo del 3% contro il 4-5% di Francia e Germania e il 12% della Spagna. Altri motivi sono invece specifici: così per i trasporti il numero uno della Banca d'Italia chiede «un'accelerazione nelle politiche di liberalizzazione e per la concorrenza» che appaiono «in grado di assicurare significativi guadagni di produttività». Vanno cioè «favoriti e gestiti i processi di apertura dei mercati».

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