Come rivedere le scelte di portafoglio obbligazionario per adattarle ai cambiamenti giunti insieme alla primavera
Rivedere le scelte di portafoglio obbligazionario per adattarle ai cambiamenti giunti insieme alla primavera. Perché dopo due anni di congelamento su un livello minimo dell'1%, a inizio aprile la Bce ha innalzato i tassi di interesse di Eurolandia di 25 centesimi. E sebbene un livello del costo del denaro dell'1,25% continui a rimanere molto basso rispetto alle medie storiche, la grande maggioranza degli operatori prevede che ci saranno almeno altri due interventi da parte della Banca centrale europea entro la fine del 2011. Quando i tassi di breve termine sull'euro raggiungeranno l'1,75% per poi portarsi, come anticipano molti economisti, al 2,5% entro la fine del 2012.
E' dunque per fronteggiare uno scenario molto diverso rispetto a quello sperimentato negli ultimi due anni che i risparmiatori dovranno intervenire per modificare alcune scelte di base nella composizione del portafoglio a reddito fisso. A cominciare dall'opzione tra cedola variabile e tasso fisso, passando per i tempi di scadenza dei titoli, fino alla diversificazione tra emittenti.
Piano piano verso il variabile
Tutte scelte che richiedono una guida precisa e dettagliata per affrontare decisioni non sempre facili e immediatamente intuitive, che possono peraltro venire approfondite nel volume "Tutto su... Investire in sicurezza", in vendita a partire da lunedì prossimo insieme al «Corriere della Sera».
Gli specialisti del reddito fisso danno indicazioni precise sulle scelte necessarie per anticipare i prossimi aumenti dei tassi di interesse. Innanzitutto si tratta di aumentare gradualmente la quota dei titoli a tasso variabile in portafoglio. Partire con un 10% di Cct per arrivare gradualmente a un 30-35% può essere la strategia giusta per intercettare i futuri aumenti dei tassi di breve termine.
Il «faro» dell'Euribor
Nella scelta fra le due tipologie attualmente disponibili - i vecchi Cct indicizzati al Bot a sei mesi e le nuove emissioni parametrate al tasso Euribor a sei mesi - i fund manager esprimono una netta preferenza per questa seconda tipologia di titoli, considerati più liquidi e più sensibili alle variazioni dei tassi di interesse di mercato.
La quota, comunque maggioritaria, delle emissioni a tasso fisso deve invece essere monitorata attentamente soprattutto dal punto di vista delle scadenze.
Btp di media durata
Perché se è vero che la Bce può manovrare soltanto i tassi di breve termine, mentre gli interessi di lungo periodo sono determinati dalle forze di mercato, è altrettanto innegabile che esiste una relazione fra i tassi di breve e i tassi di lungo periodo, che tendono generalmente a muoversi nella stessa direzione. Un aumento di un punto dei tassi decennali ha l'effetto di far diminuire di circa il 7% le quotazioni di un Btp di pari durata sul mercato secondario. Per questa ragione, a fronte di un rischio di rialzo che può coinvolgere anche i tassi di lungo termine è meglio concentrarsi sui Btp di durata medio-breve. Le emissioni a tre anni, per esempio, con un rendimento netto del 2,91% riescono molto bene a tener testa al tasso di inflazione, che a marzo si è attestato al 2,4%. La scadenza dei cinque anni, con il suo 3,36% netto fa ancora meglio. Solo chi ha una ragionevole certezza di non dover vendere anzitempo i titoli in portafoglio farà bene ad acquistare titoli con scadenza decennale, che pagano oggi una cedola del 4,12% netto.
I rischi dei bond high yield
D'altro canto, per ragioni di difesa del capitale dall'erosione dovuta al tasso di inflazione, è meglio non eccedere nella quota di investimento in liquidità. Nessuno strumento di investimento a breve termine, fatte salve alcune offerte di conti di deposito vincolati online, riesce infatti a reggere il passo con l'aumento del costo della vita.
C'è infine da considerare, per quanto riguarda l'investimento in titoli di Stato, la possibilità di diversificare il rischio emittente scegliendo le obbligazioni sicurissime di Germania, Olanda, Finlandia e Austria oppure quelle molto rischiose ma ad alto rendimento dei Paesi periferici dell'euro, Grecia, Irlanda e Portogallo.
Per ragioni opposte, secondo quasi tutti gli specialisti, è meglio evitare questo tipo di diversificazione. Le emissioni dei Paesi senza rischio offrono infatti una cedola di circa un punto percentuale inferiore a quella del Btp per quanto riguarda le emissioni decennali. Mentre i ghiotti rendimenti del 5, 7, 12 o addirittura del 18%, a seconda delle scadenze, dei Paesi periferici sono troppo esposti al pericolo di una ristrutturazione del debito di questi emittenti, che potrebbero tagliare sia sul rendimento cedolare che sul valore del capitale rimborsato alla scadenza.
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