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FMI: montagna di debiti sulle banche

4/14/2011 | redazione

Nei prossimi due anni scadranno 3.600 miliardi di dollari di titoli obbligazionari


Lo stato delle banche europee e l'intreccio delle loro difficoltà con la crisi del debito sovrano dei Paesi della periferia dell'Eurozona sono la principale minaccia alla stabilità finanziaria globale. La situazione dei mercati finanziari è migliorata rispetto all'autunno scorso, sostiene il Fondo monetario nella semestrale fotografia del Global Financial Stability Report, ma la fiducia nei sistemi bancari non è ancora tornata del tutto, quasi quattro anni dopo l'inizio della crisi globale.

L'epicentro dell'instabilità si è spostato verso l'Eurozona. Il 30% delle banche europee, che rappresentano un quinto circa dell'attivo, ha un capitale core tier 1 sotto l'8%, ha detto il direttore del dipartimento mercati dei capitali dell'Fmi, José Vinals, un livello che non è prescritto dalla regolamentazione, ma è richiesto dai mercati per finanziare le banche. E queste hanno ingenti necessità di finanziamento, a causa del debito in scadenza nei prossimi due anni: 3.600 miliardi di dollari a livello globale, il 40% dei quali ascrivibili alle banche europee.

La sfida della raccolta di fondi è enorme anche perché le banche si trovano in concorrenza con un crescente livello di emissioni di debito da parte degli Stati. Tutto questo mentre l'interesse degli investitori per il debito bancario è in calo. Inoltre il valore dell'esposizione delle banche al debito pubblico dei Paesi in difficoltà è incerto. «Il finanziamento delle banche e dei debitori sovrani dell'Eurozona è un problema pressante», afferma il rapporto. Le banche tedesche e quelle irlandesi hanno in scadenza entro il 2012 fra il 40 e il 50% del proprio debito totale.


Per l'Italia la percentuale è poco sotto il 35. Il Fondo però è convinto che le banche italiane siano in genere solide. In un quadro di indicatori di vulnerabilità, il rapporto segnala con un allarme rosso il livello di capitale delle 5 grandi banche italiane, ma uno degli autori dello studio, Peter Dattels, ha spiegato in conferenza stampa che si tratta di dati aggiornati a fine 2010. «Le autorità e le banche italiane hanno riconosciuto la necessità di aumentare il capitale e hanno risposto», ha detto Dattels. Nei primi mesi di quest'anno quattro delle cinque banche (l'eccezione è Unicredit) hanno realizzato o annunciato aumenti di capitale.

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