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Debito pubblico schiaccia banche: esposizione al 10%

2/25/2014 | Massimo Morici

Consob lancia l'allarme: il legame tra rischio sovrano e bancario continua a rappresentare una criticità che sarà valutata dall'Eba durante gli stress test


Le banche europee, e in particolare quelle italiane, presentano ancora elevati investimenti in titoli di Stato domestici. A settembre 2013, le esposizioni degli istituti italiani ammontavano al 10% dell’attivo, un valore comparabile solo a quello delle banche spagnole. A lanciare l’allarme è la Consob nell’ultimo risk outlook di febbraio, in cui ricorda come i principi generali, resi noti dall’Eba a gennaio scorso, stabiliscono che ai fini dello stress test di fine anno rileverà anche l’esposizione al rischio sovrano. Sebbene le condizioni dei mercati sovereign mostrino segnali di progressiva stabilizzazione, sottolinea il Regolatore, “il legame tra rischio sovrano e rischio bancario continua, quindi, a rappresentare una criticità, che soltanto il completamento delle riforme regolamentari e degli assetti di vigilanza europei consentirà di superare”.

I margini di redditività delle banche, inoltre, risultano compressi dai bassi tassi di interesse, che solo gli istituti tedeschi, inglesi e francesi, con un business più vicino al modello di banca universale, sono riusciti a compensare con l’attività di trading. In Italia e Spagna le banche continuano a registrare un aumento delle sofferenze, sebbene a un ritmo inferiore a quello del 2012. Il Regolatore nel report ricorda, tuttavia, come i livelli di patrimonializzazione migliorino per tutte le maggiori banche europee, anche se nuovi fabbisogni di capitale potrebbero emergere in seguito all’asset quality review e allo stress test che la Bce e l’Eba si accingono a realizzare.

A queste iniziative di vigilanza si aggiungono le indeterminatezze connesse a innovazioni regolamentari in fase di definizione. Le nuove regole, in particolare, fanno riferimento al principio del burden-sharing, teso a correggere fenomeni di azzardo morale da parte delle banche e a ridurre l’entità di un eventuale intervento pubblico, che rende quindi più costosa la raccolta bancaria attraverso alcune tipologie di strumenti finanziari (ossia obbligazioni non subordinate, strumenti ibridi e passività subordinate), poiché pone a carico dei detentori di tali strumenti l’onere di eventuali ricapitalizzazioni degli istituti di credito, prima che questi possano aver accesso a fondi pubblici.
 

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