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Rame, denaro fresco dai fondi

4/12/2011


 

Il mercato dei metalli non ha risentito del nuovo rialzo di un quarto di punto dei tassi di interesse operato martedì scorso dalla Cina: i prezzi hanno ripreso a salire nonostante gli ammonimenti degli analisti. Hsbc, ad esempio, ha subito leggermente ridotto le previsioni di crescita del Pil (atteso ora globalmente a +3,2% in luogo del +3,3% stimato nel dicembre scorso) e soprattutto ha rialzato quelle sull'inflazione, dal 2,5 al 3,3 per cento.
È probabile che proprio sulle attese di maggiore inflazione, unite al continuo indebolimento del dollaro e ai segnali rialzisti dai grafici, gli investitori abbiano portato denaro fresco sui metalli industriali, provocando nuovi rialzi.
In effetti quest'anno il flusso di investimenti sulle materie prime si è intensificato, tanto da ammontare secondo Barclays Capital a 11,1 miliardi di dollari nei primi due mesi, con una marcata accelerazione in febbraio, che ha portato a raddoppiare il flusso rispetto allo stesso periodo del 2010. E i primi dati su marzo lasciano pensare che il primo trimestre potrebbe risultare il secondo per volume di investimenti degli ultimi cinque anni.
A prima vista una tale massa di denaro puntata sulle materie prime appare ad alto rischio: i metalli sono in gran parte vicini ai valori storici massimi. Un simile sviluppo, che era impensabile in passato, è tuttavia reso possibile dall'enorme quantità di investimenti che finisce sulle valute, sui titoli di stato e sul petrolio. Il flusso sui metalli è minore, ma percentualmente alto in un mercato che tratta volumi inferiori rispetto a quelli di altre materie prime.
Gli analisti rimangono nel complesso cauti e la loro disposizione si può riassumere nelle previsioni di Standard Bank, che per il rame si aspetta una media 2011 su base contanti a 9.525 $/tonnellata (con secondo, terzo e quarto trimestre rispettivamente a 9.200, 9.500 e 9.750 $) e una media 2012 a 10mila $. Previsioni con quotazioni intorno ai valori correnti lasciano trapelare, oltre che prudenza, anche incertezza. Molti ricordano il vecchio adagio secondo cui i mercati sono da vendere quando sembrano al meglio, ma – pur nella validità dell'ammonimento – tutti sanno che è virtualmente impossibile cogliere il momento in cui la tendenza si inverte. Soprattutto quando, come accade spesso da qualche tempo, il mercato è pronto a cogliere il minimo segnale rialzista e a trascurare invece quelli ribassisti, com'è avvenuto pochi giorni fa in occasione della settimana del rame (Cesco) in Cile, durante la quale prevalevano le dichiarazioni ottimistiche sul futuro dell'economia e dei prezzi.
La fase di stagionali ribassi che di solito prende il via in maggio – da cui il famoso detto «sell in May and go away» – sembra per ora allontanarsi, o per lo meno appare prematura.

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