Le banche europee fanno funding ricorrendo direttamente al mercato attraverso l'emissione di bond, un canale utilizzato più quanto non facciano gli istituti di credito americani e i corporate europei. Secondo i dati Thomson Reuters, nei primi tre mesi del 2011, i bond bancari europei hanno dominato la scena sia in termini di controvalore sia di numeri di operazioni, mettendo a segno emissioni per 97 miliardi di euro (137,9 miliardi di dollari) più del doppio di quanto realizzato dalle società europee che nei primi tre mesi hanno totalizzato 46 miliardi di euro (66,1 miliardi di dollari). Un andamento del tutto opposto rispetto a quanto accade negli Stati Uniti dove sono i bond corporate a guidare i collocamenti con 77 miliardi di dollari nel primo trimestre contro 29,9 miliardi di operazioni realizzate dagli istituti di credito.

Il ricorso a questa forma di finanziamento da parte delle banche conferma come dalla crisi finanziaria il rischio liquidità non sia ancora del tutto svanito rendendo necessario diversificare le forme di funding per non incappare in difficoltà di approviggionamento. Ma il rischio di ingorgo potrebbe giocare a scapito dei corporate. Ma a facilitare l'assorbimento delle emissioni bancarie dovrebbe contribuire il miglior sentiment di mercato rispetto ai titoli sovrani. 

Da considerare che i rendimenti dei corporate non bancari sono su livelli storicamente molto bassi, ma sono esposti al rialzo dei tassi di interesse in una fase in cui le banche centrali potrebbero decidere uscire gradualmente dalla fase di espansione monetaria. Su di essi pesano le probabili revisioni di aspettative di crescita a causa del prezzo del petrolio che colpirà i titoli di aziende cicliche. 

 

 

 

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