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3/30/2011 | Federico Leardini
TROPPE E TROPPO IMPORTANTI - 80 istituti da monitorare da vicino.
Sono queste le stime, ben più ingenti di quelle iniziali stimate dal mercato, del numero uno di HSBC Douglas Flint, circa le banche di importanza sistemica che non possono essere lasciate al loro destino in caso di difficoltà.
Secondo le prime previsioni degli esperti, dovevano essere circa 30 gli isituti la cui centralità era tale da essere considerati "too big to fail", ma le cose per il presidente della banca nglo cinese stanno diversamente: se si considerassero solo i grandissimi calibri del mercato bancario, infatti, si rischierebbe di creare una disparità di condizioni tali da esacerbare ulteriormente le criticità di un sistema che da molti osservatori è già percepito come oligarchico e sbilanciato a favore delle major del credito globale.
Proprio le banche di dimensioni locali, infatti, sono quelle che stanno faticando di più per assorbire gli effetti della crisi e stanno riflettendo le loro turbolenze sui bilanci nazionali.
I casi irlandesi, portoghesi e spagnoli sono i più eclatanti, ma negli stessi Stati Uniti, il numero di fallimenti tra gli isituti di piccole e medie dimensioni ha raggiunto livelli record.
Una considerazione, quella di Flint, che apre la porta a molte riflessioni, legate soprattutto al ruolo che gli organismi di controllo internazionali, accanto ai sistemi nazionali dovranno assumere nel futuro, non solo in fase di sorveglianza delle banche, ma soprattutto di supporto e assistenza qualora si dovessero realizzare nuovamente condizioni eccezionali come quelle vissute nell'ultimo triennio e, nuovamente, fosse rischiesto un massiccio intervento di capitali pubblici a supporto del sistema finanziario.
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