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I Buoni inseguono Btp e Ctz

3/28/2011

I rendimenti offerti dai "Buoni fruttiferi postali ordinari", pur esenti da commissioni e spese, non sono competitivi con quelli riconosciuti dai titoli di Stato, ma la domanda aumenta


 

Continuano a essere collocati a pieni mani allo sportello. Ma i rendimenti offerti dai "Buoni fruttiferi postali ordinari", pur esenti da commissioni e spese, non sono competitivi con quelli riconosciuti dai titoli di Stato. Non reggono neanche il confronto casalingo, ormai da anni, con i rendimenti dei Buoni "BFPDiciottomesi" che soprattutto nell'attuale fase di mercato, con tassi attesi al rialzo, sono da preferire; almeno nel confronto tra le due categorie di Buoni Fruttiferi Postali per antonomasia.

Le altre tipologie, dai "BFPPremia" alle versioni indicizzate, di Buono fruttifero hanno solo il nome (una leva di marketing per accrescere l'appeal commerciale): in realtà si tratta di veri e propri prodotti finanziari strutturati, che sono però venduti anche al vasto pubblico di pensionati che affolla gli uffici postali.

Nei primi sei mesi del 2010 su un volume complessivo di nuove sottoscrizioni di Buoni di 11,9 miliardi di euro (ultimi dati disponibili), ben 5,5 miliardi sono stati indirizzati sui sempre meno fruttiferi Buoni ordinari ventennali. Il resto è ripartito tra Buoni indicizzati a scadenza (0,6 miliardi), indicizzati all'inflazione (3 miliardi), BFPPremia (1,3 miliardi) e solo 1,2 miliardi ai Buoni a 18 mesi. Ma i gettonatissimi Buoni ordinari attualmente in distribuzione, che maturano interessi capitalizzati ogni anno a tassi crescenti, alla scadenza massima del ventesimo anno rendono solo il 2,99% annuo lordo (2,62% netto). Quasi la metà rispetto al 5,47% annuo lordo (4,79% netto) offerto agli attuali prezzi Borsa dal BTp di durata equivalente (maggio 2031). C'è però da dire che, mentre l'acquisto di un BTp garantisce tali rendimenti solo se portato a scadenza, il Buono fruttifero non subisce oscillazioni di prezzo e in caso di richiesta di rimborso anticipato riconosce gli interessi prefissati.

I Buoni a 18 mesi, invece, dopo un anno e mezzo offrono l'1,6% annuo lordo. Un rendimento inferiore al 2,15% annuo lordo riconosciuto a scadenza dal CTz di pari scadenza, ma più allettante rispetto a quelli offerti dai Buoni fruttiferi ordinari che solo dopo il sesto anno superano l'asticella dell'1,6%, mentre dopo un anno e mezzo sono invece fermi all'1,3% annuo lordo. In questo momento storico, quindi, tra le due tipologie di Buoni fruttiferi è più conveniente quella a 18 mesi. Una soluzione di parcheggio della liquidità a breve termine, in vista del prevedibile rialzo dei tassi.

Un fattore che porterà la Cassa Depositi e Prestiti a proseguire nel trend già in atto di riconoscere rendimenti più alti sui Buoni di futura emissione. Una tendenza alla crescita partita nel settembre scorso, quando un Buono ordinario (serie B71) dopo 20 anni riconosceva un risicato 1,69% annuo lordo. E anche per i più affezionati clienti di Poste Italiane, già fra qualche mese potrebbe essere più conveniente chiedere il rimborso anticipato dei Buoni appena sottoscritti per acquistare le più redditizie emissioni future. Sempreché non si decida di passare ai più convenienti titoli governativi.

 

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