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Generali, ultimatum a Geronzi

3/28/2011

Scontro frontale in Generali, nei prossimi otto giorni dovrebbe essere definito il futuro della dirigenza del Leone di Trieste


 

Generali alla lunga vigilia. Il suo vertice alla resa dei conti, con il presidente Cesare Geronzi costretto ad affrontare l'offensiva dei soci. Non c'è solo della lettera di chiarimento che la compagnia renderà pubblica lunedì mattina, su richiesta della Consob, mettendo in fila tutti i dettagli dell'accordo in Ppf Holding (molti dei quali resi noti in questi giorni). Uno degli affari più redditizi del business triestino che dal 2007 al 2010 ha triplicato i profitti a 350 milioni, e dove Generali ha un'opzione di acquisto al 2014 sul 49% del partner ceco Petr Kellner. 

Ma c'è molto di più, la vigilia di un confronto risolutivo sulla nuova governance adottata nel 2010, che sempre più si mostra carente e che nelle prossime settimane subirà una radicale revisione.

Tutto ruota intorno alla figura del presidente, che - pare se ne sia convinta anche Mediobanca, prima e storica azionista a Trieste - i fatti di questi mesi hanno provato inadeguato al ruolo di garante degli azionisti e del consiglio.

Molti di loro, compreso l'ad Giovanni Perissinotto come ha rivelato Repubblica venerdì, non si fidano più di lui: un conto incompleto annovera Diego Della Valle, Lorenzo Pellicioli (De Agostini), Angelo Miglietta (Crt e Ferak) e i tre membri indipendenti Cesare Calari, Carlo Carraro e Paola Sapienza. Sarebbero questi i sei firmatari di una lettera al presidente, che gli sarà recapitata forse già oggi per chiedere un cda straordinario urgente.

Dal momento che la richiesta viene da un terzo del cda Geronzi non ha scelta, e si sta consultando con gli avvocati di avvocati di fiducia perché dopo averla letta avrà 48 ore per adottare la procedura urgente e convocare subito il cda, od otto giorni per radunarlo. Sembra siano tre i punti che i sei "ribelli" vogliono affrontare: i costi della presidenza, le deleghe a Geronzi sulla comunicazione, il caso del vicepresidente Vincent Bolloré che non ha votato il bilancio 2010. "Una cosa mai vista in 180 anni di storia della compagnia - dice un consigliere della compagnia - e che suggella l'incapacità di gestire il consiglio da parte del presidente. La compagnia è destabilizzata: non si va più avanti in questo modo".

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