L'acquisizione di Antonveneta e' la madre di tutti gli inghippi di B.Mps.

 

In 60 giorni, scrive Milano Finanza, Bankitalia diede il via libera all'operazione: 1.000 sportelli costati 10 milioni di euro l'uno. Un via libera dato, sembrerebbe, un po' in fretta. L'Antitrust, che impose una serie di condizioni alla banca di Giuseppe Mussari, come la cessione di un centinaio di sportelli, venduti in seguito a prezzi molto piu' bassi di quelli di acquisto, chiuse l'istruttoria solo nel maggio dello stesso anno. Perche' Palazzo Koch ha avuto tanta fretta nel dare l'ok?

 

La spiegazione la fornisce un banchiere che conosce bene quali furono le valutazioni della vigilanza di Via Nazionale, guidata all'epoca da Anna Maria Tarantola con Mario Draghi governatore. "I poteri della Banca d'Italia non sono assoluti e la Vigilanza non ha il potere di imporre la propria discrezionalita' nel valutare le operazioni sottoposte ad autorizzazione", racconta, "nel caso specifico dell'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps un eventuale diniego, che avrebbe avuto effetti dirompenti sulla reputazione della banca, essendo l'operazione gia' stata annunciata al mercato, avrebbe dovuto essere basato su elementi robusti". Quali, tanto per fare un esempio, il mancato rispetto dei requisiti patrimoniali a seguito dell'operazione o la dimostrazione che il piano industriale presentato a sostegno della stessa fosse palesemente insostenibile.

 

All'epoca quindi l'operazione, nonostante il prezzo di Antonveneta fosse giudicato elevato, fu giudicata "sostenibile" da Bankitalia sulla base delle risorse patrimoniali rese disponibili dagli azionisti, del piano industriale e della buona situazione tecnica che allora presentava Mps. Sulla carta, la tempesta perfetta non si poteva prevedere e fusioni e accorpamenti erano di moda.