Quest'anno sono stati raccolti globalmente 112 miliardi di dollari, ai minimi dal 2008. I timori per il rallentamento della Cina, per il fiscal cliff e i problemi del social network non hanno aiutato.
I timori per un rallentamento economico, in particolare da parte della Cina, e la brutta figura fatta da Facebook con una quotazione che si è rivelata un flop, hanno fatto rallentare i processi di quotazione nel corso del 2012.
Le operazioni di Ipo (Initial public offering) hanno raggiunto un valore - secondo i calcoli di Bloomberg - di 112 miliardi di dollari, il minimo registrato dall'inizio della crisi nel 2008.
Nell'Europa occidentale le quotazioni hanno raggiunto un valore pari a un terzo di quello del 2011 (sotto i 10 miliardi), mentre in Asia le operazioni si sono di fatto dimezzate a 46,7 miliardi, nonostante la quotazione di Japan Airlines da quasi 8 miliardi. Stabili in questa graduatoria gli Stati Uniti, dove sono stati raccolti 41 miliardi (che includono la maggior Ipo tecnologica della storia, quella di Facebook che ha pesato da sola per 16 miliardi). L'operazione del social network è partita il 18 maggio scorso con un condimento di errori tecnici sul Nasdaq e ha avuto un esito deludente: la creatura di Mark Zuckerberg è sbarcata sul listino tecnologico a 38 dollari per azione, perdendo in poche settimane diversi punti percentuali. Attualmente il titolo Facebook quota intorno a 26 dollari. L'Ipo dell'anno ha così reso meno attraente del previsto lo sbarco sui listini.
Se a ciò si aggiunge l'incertezza legata al precipizio fiscale che agita le notti degli americani, si capisce perché sono piovuti rinvii di operazioni. Tanto che il "libro ordini" delle Ipo programmate per i prossimi anni si è gonfiato ai massimi dal 2007: raggiunge i 115 miliardi di dollari, includendo l'operazione di Japan Post Holding (un anno fa erano 52) prevista per il 2015. Un eventuale accordo per evitare il fiscal cliff potrebbe certamente riportare entusiasmo e tranquillità sul mercato e sbloccare più rapidamente queste operazioni in rampa di lancio.
Quanto all'Europa, pur in un contesto recessivo e negativo nel conteggio dei dodici mesi, l'ultima parte dell'anno è stata ricca di operazioni. La quotazione a Francoforte dell'unità tedesca di Telefonica (1,45 miliardi di euro raccolti) è stata la maggiore del Vecchio Continente. La risposta del mercato è stata buona, così come per le assicurazioni inglesi Direct Line e la russa OAO MegaFon.
Probabilmente in questo caso più che alle dinamiche macroeconomiche di Eurolandia si è guardato alla capacità della Bce di riportare un po' di tranquillità sui mercati finanziari con i programmi di sostegno ai titoli di Stato. L'impressione degli esperti è che i Paesi europei, pressati sul fronte del bilancio, possano sostenere il mercato delle ipo cedendo quote di società statali nel prossimo futuro. In Italia il recente esempio di Sea, la società di gestione degli aeroporti di Linate e Malpensa controllata dal Comune di Milano che non è riuscita a concludere con successo il collocamento, dimostra che le difficoltà permangono, soprattutto nei rapporti tra soci pubblici e privati. L'unica operazione sul listino principale milanese nel corso del 2012 è stata quella di Brunello Cucinelli dello scorso aprile.
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