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12/19/2012
Sempre più italiani a rischio povertà o esclusione sociale, in particolare tra le famiglie numerose e per chi vive al Sud. Il relativo indicatore sintetico “Europa 2020” - che due anni fa era stabile sul 26,3 per cento - nel 2011 ha sfiorato il 30 per cento (più esattamente il 29,9) segnando un nuovo record negativo in Europa.- È quanto emerge dal rapporto sulla coesione sociale stilato da Istat, Inps e ministero del Lavoro, in cui si sottolinea come la variazione di 3,3 punti percentuali sia la più elevata registrata nei Paesi del Vecchio Continente.
Le famiglie
Nel 2011, spiega il rapporto, «le famiglie in condizione di povertà relativa sono in Italia 2 milioni 782 mila (l’11,1% delle famiglie residenti) corrispondenti a 8 milioni 173 mila individui poveri, il 13,6% dell’intera popolazione. Nel corso degli anni, la condizione di povertà è peggiorata per le famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, dove convivono più generazioni».
I casi a rischio
Nel 2011, segnalano ancora Istat, Inps e ministero del Lavoro, «l’incidenza della povertà relativa è pari al 27,8% fra i minorenni se questi vivono con i genitori e almeno due fratelli (10,1% se si fa riferimento alla povertà assoluta), mentre è pari al 32% (18,2% nel caso della povertà assoluta) se vivono in famiglie con membri aggregati. La povertà relativa mostra alcuni segnali di miglioramento fra gli anziani; tuttavia, una vulnerabilità in termini economici permane soprattutto nel Mezzogiorno, dove risulta relativamente povero il 24,9% degli anziani (7,4% quelli assolutamente poveri)».
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