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11/30/2012
Trentacinque milioni: e' questa la cifra che separa la Banca Popolare di Milano e i sindacati interni nelle trattative per la riduzione del costo del lavoro dell'istituto.
Nell'incontro di ieri pomeriggio, secondo quanto risulta a Radiocor, Bpm ha infatti presentato ai sindacati un calcolo su quale sarebbe il risparmio nel caso in cui venissero accolte le richieste dei rappresentanti dei lavoratori: 30-35 milioni a fronte dei 70 fissati come obiettivo dalla banca.
Le parti, dopo 4 mesi di trattative, restano quindi ancora molto lontane.
Oggi e' in calendario un nuovo incontro, nel quale i sindacati risponderanno alle valutazioni della banca. Entrambe le parti dicono di voler raggiungere un accordo ma se non ci saranno avvicinamenti il rischio di uno stop ai negoziati e' concreto. A quel punto Bpm potrebbe aprire una procedura per i licenziamenti collettivi e lo scontro con i sindacati potrebbe inasprirsi.
L'istituto, in ogni caso, vuole ottenere una soluzione che porti alla prevista uscita di 700 dipendenti al massimo all'inizio del 2013, in modo da poter contabilizzare i costi del fondo esuberi nell'esercizio 2012.
Si tratta di 180-200 milioni che, se dovessero essere contabilizzati nel 2013, penalizzerebbero il bilancio anche di quell'esercizio, dopo che il 2011 e il 2012 hanno risentito delle pesanti svalutazioni sugli avviamenti. Dopo il 2011 in pesante perdita, e' infatti quasi inevitabile che anche il 2012 si chiuda in rosso.
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