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Draghi e il consolidamento fiscale

11/16/2012

I conti si risanano non con maggiori imposte ma con la riduzione della spesa. È questa, secondo Mario Draghi, la strada maestra da percorrere per imboccare la via della crescita.


I conti si risanano non con maggiori imposte ma con la riduzione della spesa. È questa, secondo Mario Draghi, la strada maestra da percorrere per imboccare la via della crescita.

 

«Il consolidamento fiscale ideale», afferma il presidente della Bce all’inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi, «deve essere centrato su riduzioni di spesa corrente e non su aumenti di tasse». Una raccomandazione che trova pronto il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli che, da Londra, spiega che «la Legge di Stabilità che abbiamo proposto ha questo messaggio: invertire la tendenza».

Ma non basta. «Anche chi non condivide questa impostazione - sottolinea il numero uno dell’Eurotower davanti al premier, Mario Monti - è però d’accordo sul fatto che è essenziale che il processo sia percepito come credibile, irreversibile e strutturale perché abbia effetto sugli spread sovrani e che le condizioni di stabilità dei prezzi e dei mercati finanziari siano tali da non ostacolare il consolidamento fiscale».

 

A questo si somma poi la necessità di proseguire il completamento dell’Unione economica e monetaria. E Draghi, in questo, mostra un cauto ottimismo. Mentre in passato «la soluzione era stata nella moneta unica», «oggi» questa strada «è incompleta». Anche perché «la crisi ha messo in luce la necessità di portare a compimento» proprio «l’Unione economica e monetaria». In tal senso, aggiunge, «stiamo compiendo progressi». Ovviamente «non è semplice attuare un progetto così ambizioso. Ma confido che l’Europa, ancora una volta, emergerà rinvigorita dalle difficoltà del momento». Draghi pone anche l’accento sul fatto che «la Bce, però, non può sostituirsi all’azione dei governi nazionali» per raggiungere «l’obiettivo finale» di una «unione politica» e di «un’Europa stabile e integrata con un destino comune».

Per fare questo il banchiere centrale è cosciente che «ci vorrà molto tempo, lungo un percorso incerto. Ma nel frattempo - è l’ammonimento - sarebbe un errore non agire».

 

In questo percorso, in cui «nessun Paese è autorizzato a fare politiche che possano danneggiare gli altri», non si deve dimenticare la centralità della «stabilità finanziaria», che «è nell’interesse di tutti ma in primis - sottolinea - dei paesi creditori che hanno le esposizioni maggiori». E proprio per ridare equilibrio, dopo i movimenti speculativi sugli spread, la Bce ha attuato una serie di interventi. Su tutti le Omt (Outright Monetary Transactions) che Draghi ricorda «non mettono a repentaglio l’indipendenza» dell’istituto centrale, «non implicano finanziamenti dissimulati ai governi», «non generano rischi eccessivi per i contribuenti» e «non causano inflazione».  

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