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10/11/2012
La vendita delle caserme in Italia e' una tela di Penelope che ricorda la vicenda del Ponte sullo Stretto: se ne parla da piu' di vent'anni e si elaborano progetti. Risultati zero, se non addirittura negativi, come nel caso dell'infrastruttura tra Calabria e Sicilia, il cui blocco costera' altri 300 milioni di euro di penali.
Qualcuno, scrive MF, tesse il filo di giorno e non aspetta nemmeno la sera per disfarne la trama. Ora, sul fronte degli immobili militari, alcune grandi banche hanno messo a punto un piano finanziario nel tentativo di cavare qualche ragno dal buco, in una fase di mercato immobiliare depresso come l'attuale.
In prima fila c'e' Unicredit, che ha consegnato il suo dossier al ministero dell'Economia. C'e' da sperare che stavolta accada qualcosa anche se i segnali non sono buoni, nonostante l'esecutivo Monti abbia di nuovo inserito nella legge di Stabilita' l'ormai pia intenzione di cedere ogni anno asset immobiliari per un importo corrispondente all'1% del pil.
La storia della vendita delle caserme (gia' dieci anni fa quelle vuote erano 560) è il tentativo dello Stato di ricavarne 1.325 milioni di euro (questa l'ultima stima disponibile) ha riempito pagine di giornali. Quello che invece finora assai poco noto e che MF-Milano Finanza e' in grado di rivelare, e' come l'istituto guidato da Federico Ghizzoni abbia provato a mettere nero su bianco qualche proposta operativa.
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