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3/4/2011
A differenza di Bob Diamond, ceo di Barclays, Stephen Hester non è affatto convinto che per le banche il «tempo dei rimorsi» sia finito. Ragiona un istante e aggiunge: «Bisogna guardare in avanti, ma non arriva mai l'ora che permette di ignorare il passato». A soccorrerlo dal senso di colpa, in realtà, ci ha pensato il calendario, paracadutato, come fu, sulla più bollente poltrona del banking inglese nel pieno della crisi del credito. Era il novembre 2008, tremava tutto nella City, Royal Bank of Scotland marciava a passo spedito verso l'abisso e il suo nome fu evocato per gestirne il salvataggio. Due anni e 120 miliardi dopo di radicale ristrutturazione, Rbs è per l'84% del Tesoro e ha chiuso i conti con una perdita di 1,1 miliardi di sterline. «Ma il core business - precisa il cinquantenne top manager britannico nella prima intervista rilasciata alla stampa europea non inglese - ha fatto segnare un profitto di 7,5 miliardi».
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