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Eurozona, allarme disoccupazione

7/12/2012

L'eurozona rischia di perdere ulteriori 4,5 milioni di posti di lavoro. Lo afferma un rapporto dell'International Labour Organization.


L'eurozona rischia di perdere ulteriori 4,5 milioni di posti di lavoro. Lo afferma un rapporto dell'International Labour Organization. Secondo l'agenzia dell'Onu la disoccupazione potrebbe estendersi nei prossimi quattro anni fino a generare nell'area della moneta unica 22 milioni di senza lavoro, a fronte degli attuali 17,4 milioni (l'11% della forza lavoro), «a meno che le politiche non cambino rotta in modo concertato».

 

L'ALLARME - Il direttore generale dell'Ilo, Juan Somavia, spiega che «a meno che non siano adottate misure mirate ad aumentare gli investimenti dell'economia reale, la crisi economica si aggraverà e la ripresa dell'occupazione non potrà esserci, alimentando disordini sociali ed erodendo la fiducia dei cittadini sui governi nazionali, il sistema finanziario e le istituzioni europee». Nel rapporto «Crisi del lavoro nell'eurozona: tendenze e risposte politiche», l'agenzia per il lavoro dell'Onu sottolinea che la disoccupazione è aumentata in più della metà dei 17 Paesi che adottano l'euro dal 2010 e si è allargata a oltre tre milioni di giovani tra 15 e 24 anni senza lavoro. 

 

LE RICETTE DELL'ILO - Per l'Ilo occorre «uscire dalla trappola dell'austerità». E tornare a investire: investimenti nell’Eurozona equivalenti all’1% del Pil dell’area,precisa l'organizzazione, creerebbero 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro nell’arco di due anni. Ecco le raccomandazioni dell'organizzazione: «Subordinare il risanamento del sistema finanziario alla riattivazione del credito a favore delle piccole imprese. Far pagare i piani di salvataggio agli azionisti per limitare il ricorso al denaro dei contribuenti o l'adozione di nuove misure di austerità». Inoltre, «promuovere gli investimenti e il sostegno alle persone in cerca di lavoro, in particolare i giovani. Per finanziare un «sistema di garanzia per i giovani» - sostiene l'Ilo - si potrebbe ricorrere ai fondi strutturali europei e alla mobilitazione di risorse della Banca Europea degli investimenti.

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