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Tassi zero, crescita zero

7/9/2012

Le fonti ufficiali dicono che è stata soltanto una coincidenza. Ma quello che è avvenuto giovedì 5 luglio nel giro di poche ore è sembrato a molti un intervento coordinato delle banche centrali mondiali per stimolare la crescita.


Le fonti ufficiali dicono che è stata soltanto una coincidenza. Ma quello che è avvenuto giovedì 5 luglio nel giro di poche ore e' sembrato a molti un intervento coordinato delle banche centrali mondiali per stimolare la crescita, che ancora non si vede in Europa, frena negli Usa e rallenta persino in Cina.

 

Tutti gli occhi in Europa, scrive Milano Finanza, erano puntati sulla Bce, che come previsto ha tagliato i tassi al minimo storico dello 0,75% e ha azzerato i tassi sui depositi. Soltanto pochi minuti prima la Bank of England aveva annunciato un nuovo piano di quantitative easing da 50 miliardi di sterline, che affluiranno nell'economia nella speranza che siano utilizzati per investimenti e consumi. Persino la People Bank of China ha innestato la retromarcia sui tassi: dopo mesi passati a evitare il surriscaldamento dell'economia, giovedi' in modo del tutto inatteso ha tagliato per la seconda volta i tassi. Una manovra che segue la frenata del pil, che pur restando ben oltre i livelli europei, si allontanera' dai tassi di crescita degli ultimi anni. L'unica che non si è mossa, tra le banche centrali maggiori, e' stata la Fed, ma per un semplice motivo: due piani di quantitative easing sono già stati varati e i tassi sono gia' a zero, con la garanzia che resteranno al minimo almeno fino al 2014.

 

Gli spread Btp-Bund sono tornati a quota 470, esattamente lo stesso livello dove si trovavano prima del vertice europeo. I cali di borsa e l'aumento degli spread sono stati un pericoloso segnale di irrilevanza della politica monetaria in questa fase. Morgan Stanley ha definito la situazione come "paradosso della liquidita'". "Tutti cercano di restare liquidi: le banche europee hanno alti livelli di asset a breve termine in rapporto alle passivita' di pari durata; le imprese sono ricche di liquidita' in rapporto al debito; anche gli investitori si sono posizionati con cautela sui mercati". Questo "conservatorismo di massa" e' stato pero' controproducente: "Il risultato, ironia della sorte, e' stata meno liquidita' in molte aree che contano nei mercati del credito. Le banche stanno facendo meno prestiti, le imprese stanno riducendo gli investimenti e gli investitori stanno vedendo meno liquidita' sui mercati obbligazionari". 

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