Il numero uno di Libyan Investment Authority si trova in Italia per sbloccare gli asset sequestrati
La Libyan Investment Authority torna a sporgersi sull'Italia. E' trascorso un anno dalla rapsodia formato guerra civile libica ed otto mesi dalla morte di Gheddafi. Ora il braccio finanziario del governo di Tripoli si riaffaccia, in vista dell'udienza del 12 luglio presso la Corte d'Appello di Roma necessaria per ottenere il dissequestro di 1,1 miliardi di beni congelati dalla magistratura lo scorso marzo.
A rappresentare il fondo, che fino a qualche mese fa era considerato la holding della famiglia Gheddafi, è il nuovo presidente, Mohsen Derregia (nell foto) che ha dichiarato: "La Lia è controllata dal governo libico per conto del popolo libico e le partecipazioni in società quotate come UniCredit, Eni, Finmeccanica, Fiat, Fiat industrial e Juventus sono di proprietà del fondo stesso". "Il Comitato di sicurezza finanziaria del ministero del Tesoro - ha aggiunto - appoggia la nostra richiesta e speriamo di superare questo malinteso nel più breve tempo possibile".
Derregia non ha potuto astenersi da un commento sul dossier UniCredit, di cui i libici detengono oltre il 5% (l'1,8% in mano alla Lia e un 3,6% circa alla Banca centrale libica che però non sono sommabili). "Si tratta di un investimento strategico e di lungo periodo - ha fatto notare - se ci saranno opportunità di comprare altre azioni sul mercato e penseremo che farlo sarà nell'interesse della Lia, lo faremo".
Oggi è previsto un incontro "di ricognizione" in UniCredit.
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