"La verità è che ormai Borsa Italiana è una spa controllata da un gruppo estero. E chi decide dipende da un amministratore delegato che sta a Londra. Questo status quo non possiamo cambiarlo, ma almeno si riporti il listing in mano pubblica".

 

Lo ha affermato Giovanni Natali, a.d. di Ambromobiliare, in una intervista rilasciata a Milano Finanza. "Credo che le banche italiane contassero davvero poco nel board di Lse Group, sono riuscite a spuntare una buona plusvalenza, avranno fatto due calcoli, non si puo' biasimarle. Mi sorprende, piuttosto, che sia stato dato, tutto sommato, poco risalto alla notizia, in un momento di crisi come questo, mentre si parla tanto di pmi. Come si fa a non capire che avere un'influenza sulla seconda borsa più importante del mondo aveva un valore strategico fondamentale per il tessuto produttivo e per il sistema Paese?".

 

"Quando fu annunciata quella che chiamiamo per pudore la fusione con la City, che fu invece l'acquisizione di Borsa Italiana da parte del Lse, io ero contento. Ho pensato che il mercato avrebbe giovato dell'alleanza con una piazza che richiama tanti investitori da tutto il mondo. Invece l'Italia è rimasta relegata ai piccoli mercatini per pmi. Poco prima dell'operazione con Lse era nato il Mac, che però dopo la fusione è stato lasciato morire nella culla, in parallelo all'avvio dell'Aim Italia. Di certo si può dire che le promesse della vigilia non sono state mantenute", ha concluso Natali.