Il 2011 è stato un anno nero per la redditività delle banche, colpite dalle tensioni sul debito sovrano e dalle ingenti svalutazioni per le acquisizioni pre-crisi.

Queste ultime non hanno avuto impatto sugli indici patrimoniali, che al contrario si sono rafforzati. Sulla liquidita' invece, dopo un secondo semestre terribile, gli incubi sono stati scacciati dalle aste a tre anni della Bce.

 

Sono queste, scrive MF, le principali indicazioni che emergono sul settore bancario dalla Relazione di Bankitalia sul 2011. Nell'anno il rendimento del capitale (roe) e' stato negativo (-9,2%, contro +3,4% nel 2010). L'esercizio si e' chiuso in perdita per 24,7 miliardi, a fronte di utili per 7,9 miliardi nel 2010. "L'andamento e' attribuibile alle ingenti svalutazioni una tantum degli avviamenti, circa 29 miliardi, che i principali gruppi hanno effettuato per allineare i bilanci all'evoluzione dei mercati. Tali rettifiche non hanno avuto impatto sull'adeguatezza patrimoniale, poiche' l'avviamento e' dedotto dal patrimonio di vigilanza", ha spiegato Bankitalia. Al netto di tali svalutazioni, l'utile lordo sarebbe stato positivo a 4,7 miliardi, ma comunque in flessione rispetto agli 11,8 miliardi dell'anno prima. "Al di la' del breve termine, la tensione tra il livello degli impieghi e la stabilita' della provvista inevitabilmente si riflettera' sull'attivita' di intermediazione", ha osservato ieri il governatore Ignazio Visco. "Allo stesso tempo la revisione delle normative, l'azione di supervisione e le pratiche di mercato impongono profitti piu' bassi ma piu' stabili. Gli azionisti devono esserne consapevoli". I manager, ha ricordato Visco, dovranno lavorare sui costi.