Il quotidiano Wall Street Journal punta la lente sull'Europa: la situazione di rischio può far bene agli investitori, ma le banche temono una fuga dei depositi. E lo spettro di un deflusso di fondi avanza
Poche banche di investimento, al momento, sono in grado di scuotere Wall Street tanto quanto i titoli bancari europei. Un bastian contrario, cioè un investitore che vende nelle fasi di rialzo e acquista nelle fasi di ribasso, a sua volta potrebbe vedere in questa situazione l'opportunità decisiva per comprare. I prezzi, in effetti, sembrano attraenti. Prendendo come esempio l’Eurostoxx Banks, indice rappresentativo del panorama finanziario europeo, dopo lo sprint d’inizio anno che ha generato un rialzo del 35%, si è assistito nell’arco dell’ultimo mese ad una rapida correzione che ha ricondotto i prezzi al punto di partenza, o meglio ad un livello mai così basso dalla crisi finanziaria del 2009. Ma il prezzo non è la sola ed unica questione: molte banche europee affrontano rischi sempre più profondi. Uno su tutti: le banche dell'Eurozona temono una fuga dei depositi, sostiene il quotidiano Wall Street Journal evocando il fantasma di un deflusso di fondi. Il sistema finanziario europeo rimane “vulnerabile” alla prospettiva di un darsela a gambe di clienti che potrebbero tirar via i loro depositi dagli istituti di credito considerati “traballanti”. Nonostante la Banca centrale europea abbia appena immesso nelle casse di centinaia di banche oltre mille miliardi di euro di prestiti a buon mercato.
Perché questa paura? Anzitutto, l'economia in Europa è ancora lontana dalla ripresa, ed alcune banche sono rimaste ostinatamente nella gabbia degli alti prestiti finanziari. La preoccupazione maggiore, ricorda il Wall Street, è la scelta o meno di tenere la Grecia nell'area euro. In questo caso, occorrerà attendere le urne il 17 giugno. Secondo il Wsj, gli investitori che intendono puntare sulle banche europee, nonostante i rischi connessi, dovrebbero prendere in considerazione tre approcci. Il primo è di gran lunga quello che concilia l'investitore con la sicurezza: compagnie e società finanziariamente forti, ben esposte ad un'economia sana e rigorosa. Per esempio, l'asset manager Harris Associates sta puntando tutto sul gruppo Credit Suisse, con sede in Svizzera, fuori dall'Unione Europea, e con un business davvero solido. Un altro favorito per Harris è Banco Santander, in Spagna eppure genera metà dei suoi profitti in America Latina. Un secondo approccio risiede nel cercare importanti sconti e ribassi tra istituti di credito con un rischio elevato ma gestibile. Ad esempio, Antoine Badel, un analista di Alken Asset Management a Londra, sostiene che la sua azienda non è pronta a scommettere sulle banche europee, così nello stesso tempo ha preferito acquistare un gruppo di istituti italiani, incluso Unicredit, Banco Popolare e Banca Popolare di Milano. La ragione: l'Italia non è affetta in maniera incisiva dalla bolla del mercato immobiliare. Per l'analista di Morningastar Erin Davis sono due le banche da prediligere: Royal Bank of Scotland Group e la francese BNP Paribas. Il terzo ed ultimo approccio consiste, infine, nell'identificare quelle banche i cui prezzi risultano discordanti e puntare ogni cosa sul cosiddetto selling short, quell'operazione che consiste nella vendita di strumenti finanziari non posseduti con successivo riacquisto.
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