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Cina, bolla immobiliare a rischio

5/28/2012

Sembrava che potesse resistere a tutte le regole dell’economia, oltre che del buonsenso comune. E invece alla fine anche la bolla immobiliare cinese sta scoppiando.


Sembrava che potesse resistere a tutte le regole dell’economia, oltre che del buonsenso comune. Pareva capace di sfidare perfino la legge di gravità. E invece alla fine anche la bolla immobiliare cinese sta scoppiando. La notizia ha conquistato la prima pagina del New York Times. E’ forse un’esagerazione, un caso di “Schadenfreude” da parte degli americani, cioè di malcelato godimento per le disgrazie altrui? In realtà l’allarme viene da fonti governative di Pechino. In quanto agli Stati Uniti, anche se le loro relazioni con la Repubblica Popolare sono sempre complesse e in parte conflittuali (vedi il rinnovato appello di venerdì a rivalutare il renminbi la cui debolezza è condannata come “competizione sleale” da Washington), oggi prevale la preoccupazione di fronte a queste notizie. Perché la Cina dal 2008 in poi ha avuto una funzione positiva a livello globale: evitando di cadere in recessione, con la sua crescita ha parzialmente attutito lo shock della crisi originata negli Stati Uniti e poi amplificatasi nell’eurozona.

 

Preoccupa in particolare il fatto che non sia solo il mercato immobiliare a cadere in Cina. La fine della febbre del mattone – durata almeno per un quinquennio, con eccessi molto simili a quelli che caratterizzarono gli Usa dal 2001 al 2007 – si accompagna ad altri segnali di difficoltà in diversi settori dell’economia reale; rallentano le esportazioni, arretra la fiducia dei consumatori. Sul sito ufficiale del governo cinese si può leggere il parere di un esperto che parla di “marcato rallentamento dell’economia”. Oltre a un’ondata di licenziamenti nel settore edilizio, più in generale le vendite di beni di consumo sono cresciute il mese scorso al ritmo più basso da tre anni a questa parte. Gli investimenti fissi rallentano e il loro tasso di crescita non era così basso dal 2001.

Il New York Times rileva, in un reportage dalla città di Xian (famosa per “l’armata dei guerrieri di terracotta”), che questo stop alla crescita è partito dalle regioni costiere più sviluppate ma ora sta contagiando anche “l’entroterra”, quelle provincie dell’interno che hanno avuto un trattamento privilegiato da parte della mano pubblica: dovendo recuperare un ritardo di sviluppo sono state per anni la destinazione favorita di grandi programmi d’investimento in infrastrutture, agevolazioni fiscali e altri aiuti di Stato.

 

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