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5/16/2012 | marco.gementi
Cosa significherebbe per la Grecia uscire dall'Euro?
Premessa
In primo luogo, nessuno Stato membro dell'Unione monetaria può uscirne, a norma dei Trattati istitutivi. Per farlo deve denunciare il Trattato di adesione all'Unione europea, dalla quale al contrario si può uscire.
Ammesso che ciò accada, il Governo dovrebbe varare una nuova legge per istituire una moneta, la dracma, nella quale dovrebbe ridenominare tutti i rapporti economici nazionali (stipendi pubblici, pensioni, contratti), imporre controlli valutari, chiudere le frontiere per evitare fughe di capitali. Dovrebbe poi stampare e distribuire la nuova moneta, l'operazione apparentemente più banale, ma tutt'altro che semplice. Come ricordava due giorni fa il Financial Times, il precedente più recente è l'Iraq del 2003, quando la coalizione guidata dagli Stati Uniti fece la stessa cosa. Servirono tre mesi, potendo contare su un dispiegamento di forze imponente.
Per garantire l'equilibrio della bilancia commerciale, la nuova dracma dovrebbe entrare sui mercati monetari con un valore del 15-20% più basso rispetto all'euro, ma data la tendenza delle valute a iper-reagire, potrebbe scendere fino a -30% sull'euro.
Esistono però stime più pessimistiche. Il Wall Street Journal ieri ricordava che, all'indomani del default, Argentina e Russia subirono una svalutazione del 60-70 per cento.
Nella migliore delle ipotesi, un Governo responsabile dovrebbe varare un piano di austerity e dopo alcuni anni di recessione il Paese potrebbe riprendere a crescere. Ma è proprio di sacrifici e tagli che i greci non vorrebbero più sentir parlare.
Altrimenti, il Governo potrebbe continuare a svalutare la moneta, rischiando di accendere una iper-inflazione che eroderebbe il il potere d'acquisto dei greci, impoverendoli ancora di più.
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