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5/10/2012 | Redazione Advisor
Se i greci non vogliono restare nell'euro non possiamo impedirglielo. Parola del ministro delle finanze tedesco Schauble. Non è la prima volta che lo dice, ma nel contesto attuale la sua affermazione assume un significato particolare. Alle elezioni di domenica scorsa il 66% dei votanti ha espresso la propria preferenza per partiti che chiedono esplicitamente l'uscita dall'euro o sono comunque contrari alle misure di austerità concordate dai governi precedenti con la Troika, composta da Ue, Bce e Fmi. Non a caso Schauble ha aggiunto che Atene, se vuole restare nell'euro, deve formare un governo stabile e rispettare strettamente gli impegni presi.
Il caos politico in Grecia ha mandato nuovamente in fibrillazione i mercati, spingendo l'euro sotto quota 1,30 dollari, ai minimi da fine gennaio 1,2910. Intanto il cda del Fondo salva-Stati provvisorio, i cui componenti sono i rappresentanti dei Paesi dell'Eurozona, ha ufficialmente confermato il via libera a una tranche di aiuti da 5,2 miliardi di euro alla Grecia, di cui 4,2 saranno versati oggi sul conto destinato al pagamento del servizio del debito greco. Il miliardo residuo arriverà non prima di giugno e sarà corrisposto sulla base della necessità finanziarie di Atene. Questa mossa è un chiaro modo di fare pressione sui politici greci e spingerli a formare al più presto un nuovo esecutivo.
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