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Bce, critiche a Trichet

4/4/2011 | Federico Leardini

Giovedì la riunione dell'esecutivo Bce con l'atteso annuncio dei rialzi dei tassi d'interesse per l'Eurozona. Cresce lo scontento tra gli osservatori, che temono un eccessivo stress per i paesi della periferia


Sale l'attesa per la decisione di giovedì sul fronte della politica monetaria della Bce e sale, a prescindere, il malcontenot per quelle che potranno essere le scelte adottate dai vertici dell'istituto di Francoforte.

A specchiare una realtà europea spaccata tra Paesi in cui la ripresa è in via di piena attuazione e periferie dove la crisi del debito è ancora la principale minaccia, si sono delineati i due schieramenti: da un lato i falchi dell'interventismo, che giudicano, sulla base di attese di rialzo eccezionali dell'inflazione, troppo morbida una stretta di 25 punti base sui tassi; dall'altra gli osservatori perplessi per la stessa stretta, che farebbe risultare ancora più complessa e onerosa la rincorsa al risanamento dei bilanci nazionali per gli stati più indebitati.

In mezzo la Bce e Jean Clude Trichet, che sono chiamati ad aprire la strada alle strette, anticipando BoE e Fed, attirando gli strali degli insoddisfatti.

Ad onor del vero non pare che la situazione sia particolarmente mutata nelle ultime settimane, da quando cioè i mercati avevano salutato con euforia l'annuncio dell'esecutivo di Francoforte.

Certo, l'Irlanda ha palesato ulteriori necessità di iniezioni di capitale nel proprio sistema finanziario e il Portogallo ha visto le sue prospettive di breve termine indebolite da una crisi politica che inficia la visibilità delle strategie di Lisbona, ma non pare che la Bce debba creare una politica monetaria ad hoc per salvaguardare queste realtà.

Così come, d'altro canto, non si deve pensare solo alla crescita dell'inflazione in Germania per programmare le politiche di aumento del costo del denaro.

Nonostante lo scontento palesato dai vertici bancari tedeschi, che per bocca di Jorg Kramer, ceo di Commerzbank hanno bocciato il timing di Trichet "La Bundesbank avrebbe agito con maggior tempismo e in modo più deciso".

Ma come ricorda il ceo di Standard Chartered, Gerard Lyons "La sfida è di decidere politiche che si adattino a un'Europa unita, in cui, fisiologicamente, non si possono accontentare tutti".

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