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5/18/2022 | Daniele Riosa
“Nel 2022 i mercati asiatici hanno visto alcuni titoli azionari messi sotto pressione nei settori beni di consumo, internet, semiconduttori e tecnologia”. Robin Parbrook, co-head of asian equity alternative investments di Schroders, spiega che “a pesare sul comparto internet, sono state soprattutto le incertezze normative, mentre nell’ambito dei beni di consumo le aziende hanno visto una riduzione dei margini di profitto in un contesto di pressioni sui costi e debolezza della domanda. È più difficile capire perché i titoli nei settori tech e semiconduttori abbiano registrato performance così deboli. Queste azioni hanno infatti generalmente soddisfatto le elevate aspettative in occasione dell'ultima stagione degli utili trimestrali. Tuttavia, il divario tra le valutazioni dei titoli tecnologici asiatici e quelli globali non è mai stato così ampio come negli ultimi mesi”.
Cosa può aver causato il sell-off? “Riteniamo che sia stato guidato in gran parte dai timori relativi al picco della domanda di lavoro da casa e alle preoccupazioni per le vendite di cellulari. Potrebbe anche verificarsi un rallentamento generale della domanda di tecnologia, dato il contesto economico globale più debole. Nonostante ciò, riteniamo che i temi di lungo termine non siano cambiati”.
“Tutti i megatrend in atto al momento - argomenta il gestore - sono ad alta intensità di semiconduttori, che si tratti di veicoli elettrici (EV), reti intelligenti, reti di ricarica, connettività, utilizzo dei dati, intelligenza artificiale (AI), servizi cloud o automazione. Siamo più vicini alla fase iniziale di questa transizione tecnologica che non alla fine. Per esempio, il passaggio ai veicoli e alla mobilità elettrica sarà una delle trasformazioni più importanti e più intensive in termini di capitali della storia economica recente. Solo negli Stati Uniti, sarà necessaria la sostituzione di 250 milioni di veicoli e camion con motore a combustione interna. Un veicolo elettrico medio ha un contenuto di semiconduttori del valore di circa 1.000 dollari, rispetto ai circa 400 dollari di un veicolo con motore a combustione interna (dati di ST Microelectronics, produttore di chip francese). Nell’ambito degli investimenti, ci sono centinaia di start up di veicoli elettrici in Cina e in tutto il mondo, ed è molto difficile capire quali tra queste avranno successo e quali no. Di certo tutte le auto prodotte utilizzeranno una grande quantità di semiconduttori”.
Analogamente, “gli smartphone 5G richiedono un gran numero di chip aggiuntivi per gestire le funzioni di alimentazione e connettività, e in gran parte dei Paesi siamo solo all’inizio di questo ciclo di sostituzione. Quindi, anche se non neghiamo che il settore dei semiconduttori è ciclico, a nostro avviso l’outlook di lungo periodo è di forte crescita. Tornando all’Asia, riteniamo che gli investitori si siano forse focalizzati troppo sul breve periodo, tralasciando i trend di lungo termine. Guardando oltre l’attuale fase di debolezza, è in quest'area che si trova il vero valore a lungo termine in Asia, e non in presunti settori value come l'immobiliare, le assicurazioni, le banche statali e i titoli petroliferi”.
Ma quali sono le preoccupazioni sul lato dell'offerta? “La domanda di semiconduttori - risponde il manager - è stata elevata e ha portato a carenze a breve termine, ma anche a piani per aumentare rapidamente la capacità produttiva. Ci aspettiamo un eccesso di offerta in alcune aree, visto il gran numero di progetti annunciati relativi a nuovi impianti di semiconduttori. Tuttavia, non siamo eccessivamente preoccupati per l'intero settore. Gli annunci di una maggior capacità produttiva hanno riguardato soprattutto la Cina e non tutti i settori. Siamo meno preoccupati per quello delle memorie, ad esempio, dato l'elevato consolidamento del settore e le grandi barriere che ne ostacolano l'ingresso. Nell’industria delle fonderie, le restrizioni commerciali impediscono alla Cina di accedere a tecnologie all'avanguardia, per cui si troverà ad operare almeno due o tre generazioni indietro rispetto, ad esempio, a TSMC di Taiwan. Se consideriamo l'industria dei semiconduttori nel suo complesso, notiamo una tendenza a creare cluster. La vera barriera all'ingresso e alla proprietà intellettuale è costituita dall’esperienza maturata nel tempo, dall'integrazione e dalla collaborazione con clienti e fornitori di apparecchiature (da qui il cluster)”.
“Non è il capitale la principale barriera all'ingresso, lo sono la conoscenza e le relazioni. Corea del Sud e Taiwan dominano l'industria dei semiconduttori, dato che possiedono le dimensioni e le conoscenze necessarie e hanno investito ingenti somme per mantenerle. Non basta investire una grossa somma di denaro per costruire un'industria dei semiconduttori redditizia. Serve molto tempo. La Cina se ne sta accorgendo, dato che sta cercando di costruire la sua industria dei semiconduttori da oltre 20 anni”, conclude Parbrook.
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