Tempo di lettura: 3min

2008-2020, le crisi che hanno rivoluzionato il risparmio gestito

4/3/2021

L'industria che dodici anni fa perdeva 200 miliardi in dodici mesi non esiste più. La pandemia ha mostrato un nuovo volto del settore che adesso deve affrontare la sfida più difficile.


L’industria del risparmio gestito è cambiata. Quella che all’inizio degli anni 2000 vedeva un forte peso dei fondi comuni (e quindi della clientela retail) rispetto ai mandati istituzionali, oggi ha lasciato spazio a un settore più equilibrato: alla fine del 2003, secondo di dati Assogestioni contenuti nella Realzione Annuale 2021 presentata il 31 marzo dal presidente dell’associazione Tommaso Corcos, il patrimonio gestito dell’industria era pari a 880 miliardi di euro e vedeva i fondi comuni svolgere un ruolo centrale con una quota pari al 61% del totale. Un dominio che legava l’industria ai flussi retail in maniera eccessiva, rendendola meno stabile. 

 

La svolta, come sottolinea Corcos nella sua relazione, è partita dopo il 2008. Quell’anno l’industria registrò deflussi superiori ai 200 miliardi di euro, proprio a causa della forte fuga dei risparmiatori. “Si può affermare che, diversamente da quanto avvenuto nelle più recenti crisi del biennio 2007-2008 e del 2011-2012, il mercato italiano del risparmio gestito ha evidenziato una maturità e una solidità tali da superare un momento di particolare difficoltà e incertezza che ha colpito l’intero sistema economico, finanziario e sociale” ha commentato in occasione dell’Assemblea degli Associati il presidente di Assogestioni.

 

“Tra gli elementi che hanno contribuito ad affrontare con successo questa anomala congiuntura vi è anzitutto il contesto finanziario internazionale ed europeo in particolare che, rispetto alle crisi finanziarie precedenti, registra un supporto politico-economico fondamentale. L’ombrello della BCE attivato dopo il 2011 ha permesso a tutta l’industria finanziaria europea di rafforzare la propria solidità patrimoniale evitando il pericolo di ulteriori crisi sistemiche”. Ma, con specifico riferimento al mercato italiano del risparmio gestito, Corcos sottolinea come “a partire dal 2008 si è rafforzata la presenza degli investitori istituzionali, i quali consentono una maggiore stabilità nell’equilibrio dei flussi. Le masse in gestione di natura assicurativa e previdenziale sono, infatti, quadruplicate nel corso degli ultimi dieci anni consentendo di compensare shock negativi sui flussi di raccolta della clientela retail. Parallelamente, la capacità di risparmio delle famiglie italiane si è ulteriormente rafforzata nel corso del 2020 a seguito della contrazione generalizzata dei consumi legata alle misure di contenimento dovute all’emergenza Covid-19. Una frazione importante di questo risparmio ha trovato soluzioni di investimento proprio nei prodotti di risparmio gestito, capaci di cogliere le migliori opportunità sui mercati contribuendo alla ripresa economica”.

 

Dati alla mano, alla fine del 2020, la ripartizione del patrimonio gestito (pari a 2.421 miliardi) per tipologia di prodotto vede la sostanziale parità tra i prodotti di gestione collettiva (fondi comuni aperti e chiusi, rispettivamente il 47% e il 3% del totale) e i servizi di gestione di portafoglio su base discrezionale (mandati conferiti da clienti istituzionali e retail, rispettivamente il 44% e il 6% del totale).

 

Forte di questa nuova solidità l’industria del risparmio gestito dovrà raccogliere e superare la prossima sfida: il sostegno all’economia reale. La costruzione del famoso ponte verso le PMI, nonostante il Covid-19 e le difficili vicende dei PIR si è conclusa. Adesso bisognerà rendere i vari strumenti che le normative permettono di realizzare veramente appetibili per gli investitori. Gli occhi sono puntati soprattutto sui nuovi PIR Alternativi, che nel 2021 dovrebbero aumentare di numero e quindi mostrare la loro reale efficacia, e su fondi chiusi quali Private Equity, fondi di Private Debt, ELTIF e fondi infrastrutturali che alla fine del 2020 registravano masse per 8,7 miliardi di euro, con un incremento di quasi il 50% rispetto al 2019.

 

“Questa tipologia di fondi rappresenta una grande opportunità per valorizzare le ingenti risorse di risparmio degli italiani e metterle al servizio dell’economia reale” ha chiarito Corcos. “La grande sfida dell’industria è quella di facilitare l’investimento diretto delle famiglie verso le imprese, anche non quotate, sviluppando il canale di finanziamento alternativo all’intermediazione creditizia bancaria. Il tema del finanziamento verso l’economia reale, sia a livello di imprese sia per quanto concerne le infrastrutture, assume ancor più significato nell’ottica della ripresa economica post Covid-19”.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?