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Elezioni USA, nessuna svolta per il climate change

11/2/2020 | Lorenza roma

Secondo La Française AM, le performance dei singoli settori o delle singole asset class non sono state influenzate molto dal colore politico di chi governa


Se il mondo è concentrato sulle elezioni americane, basta un rapido sguardo al passato per vedere che il loro esito non influenzerà in modo significativo i mercati finanziari che sono per lo più guidati da realtà macro e micro. E' quanto emerge dall'analisi di Nina Lagron, CFA, head of large cap equities di La Française AM, che sottolinea che le elezioni americane non rappresenteranno un punto di svolta per il climate change.

 

La politica è importante quando guardiamo ai singoli settori? Come evidenziato dalle due serie temporali che mostrano le performance dei vari settori durante l'epoca di Obama e Trump: il cambio di presidenza ha fatto poca differenza per la classifica delle performance per settore dell’S&P 500. Se Trump fosse rieletto, si correrebbe il rischio che le sue nuove regole diventino permanenti, in particolare se la Corte Suprema, da cui è stato ampiamente osteggiato durante la sua presidenza, affermasse la sua interpretazione del Clean Air Act e le centrali a carbone restassero aperte più a lungo continuando ad emettere gas nocivi. Anche questo, però, non impedirebbe il declino del settore.  Inoltre, se l'attuale amministrazione rimanesse alla Casa Bianca, è probabile che le automobili più inquinanti resterebbero in circolazione, aumentando la domanda di benzina. Gli impianti a carbone potrebbero evitare l'installazione di nuovi scrubber, rendendoli più sporchi e, abbassando i costi, allungandone la vita. Sarebbe più difficile ridurre le emissioni di metano, un gas serra che, su un periodo di 20 anni, è 84 volte più potente dell'anidride carbonica. Aumenterebbero le trivellazioni, comprendendo anche il rifugio nazionale della fauna selvatica dell'Artico. Niente di tutto ciò, tuttavia, garantirebbe una rinascita del carbone o un'impennata sostenuta della produzione di petrolio e gas.

 

Anche se il sostegno di Trump all'industria dei combustibili fossili non ha fatto quasi nulla per migliorare le prospettive fondamentali del settore , il comparto preferirebbe comunque di gran lunga una seconda elezione di Trump, in quanto per Biden il cambiamento climatico e i posti di lavoro cleantech sono in cima alle priorità. Il piano per l'energia pulita e le infrastrutture di Biden prevede una spesa di 1,7 mila miliardi di dollari nell'arco di un decennio, ampliando il budget esistente di meno di 100 miliardi di dollari all'anno. Il candidato democratico non vieterebbe il fracking di per sé, ma cercherebbe di porre fine ai nuovi contratti di leasing di petrolio e gas sui terreni federali. Più importante è l’impegno di Biden nella riduzione delle emissioni di gas serra. Per esempio, il suo sostegno alle auto elettriche e relative infrastrutture ridurrebbe la  domanda di idrocarburi, portando a un vero e proprio cambiamento. Il desiderio del candidato democratico è di rientrare nell'Accordo di Parigi sul clima e quindi di guidare il mondo nella riduzione delle emissioni di CO2. Biden comprende e sostiene le teorie scientifiche sul cambiamento climatico e le minacce imminenti che ne derivano per l'economia e la popolazione degli Stati Uniti. I Democratici sembrano essere ben consapevoli del costo del non fare nulla e dei prezzi umanitari ed economici da pagare se una qualsiasi azione venisse ulteriormente ritardata.

 

"Qualunque sia l'esito delle prossime elezioni presidenziali americane, non c'è modo di fermare le macro tendenze strutturali fondamentali che prevarranno su qualsiasi decisione politica a breve termine, indipendentemente dal settore", spiega Lagron. "All'interno del settore energetico, queste tendenze sono accentuate dalla crisi climatica; il suo rischio intrinseco e i potenziali costi e perdite dovrebbero essere nella mente di ogni leader o candidato. Si può sperare che un'amministrazione Biden inverta alcuni dei danni normativi causati dalla maggior parte delle precedenti amministrazioni, mentre la continuazione dell'attuale amministrazione continuerà a ritardare l'introduzione dei cambiamenti necessari per combattere la catastrofe climatica", aggiunge l'esperta. "Qualunque sia l'esito delle prossime elezioni presidenziali, i mercati finanziari continueranno a scontare la fine dell'energia fossile e ad aggiungere alle aspettative già molto negative altri elementi, come il tema degli “stranded assets”, un'applicazione più rigorosa del principio "chi inquina paga" e un calo della domanda, chiedendo rendimenti ancora più elevati da questo settore le cui prospettive sono innegabilmente in declino", conclude Lagron.

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