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2/26/2018 | Davide Mosca
Da mesi uno dei fondamentali più rilevanti dell’economia globale desta l’attenzione e gli interrogativi degli investitori. L’indebolimento del dollaro è, nell’attuale contesto, uno dei temi maggiormente dibattuti e controversi. AdvisorOnline ha intervistato in esclusiva Ken Dickson, investment director currency di Aberdeen Standard Investments, per capire quali sono le attese per il 2018.
Qual è attualmente il quadro valutario che si presenta agli investitori?
Negli ultimi dodici mesi il dollaro si è rivelato inaspettatamente debole, nonostante la solida crescita e la riforma fiscale statunitense portassero ad aspettarsi tassi più alti e una valuta più forte. Ciò nonostante il dollaro ha iniziato a perdere terreno nei confronti dell’euro nel momento in cui il mercato ha iniziato a scontare la fine del quantitative easing da parte della banca centrale europea ed ha inziato iniltre ad indebolirsi nei confronti della sterlina nel momento in cui le prospettive di una hard Brexit hanno iniziato ad allontanarsi. A partire dall’inzio dell’anno persino lo Yen ha iniziato a rafforzarsi nei confronti del dollaro per effetto delle politiche della Bank of Japan.
Ha fatto riferimento alla crescita USA. Siamo di fronte ad un’anomalia se consideriamo l’indebolimento del dollaro nel contesto complessivo dell’economia statunitense?
In realtà la crescita è sempre stato un indicatore ambiguo in termini di movimenti valutari. Alcuni modelli si concentrano sulla dinamica positiva dei tassi di interesse relativi, mentre altri sottolineano l’impatto negativo dell’aumento delle importazioni e dei disavanzi commerciali. Esiste una relazione non lineare tra crescita e dollaro USA. Solo negli scenari estremi (crescita superiore significativa degli Stati Uniti e/o contrazione della crescita mondiale) il dollaro USA ottiene risultati positivi. Quando i differenziali di crescita relativi si restringono, il dollaro USA tende a indebolirsi.
Ci sono ulteriori elementi da tenere monitorati per quanto riguarda i fondamentali statunitensi?
Attualmente notiamo che esiste un premio di rischio che indebolisce i fondamentali statunitensi. I timori di deficit gemelli crescenti (sia fiscali che esterni) hanno evidenziato una mancanza di credibilità che ha indebolito il dollaro USA nonostante l’aumento dei tassi di interesse. Pertanto, la minaccia di tassi ufficiali più elevati ha inizialmente portato a un appiattimento della curva. Insolitamente, il recente rischio di un’inflazione più elevata non è ancora stato supportato dal dollaro persino quando la curva dei rendimenti degli Stati Uniti si è irripidita.
Come si inserisce tutto ciò che abbiamo detto finora nei movimenti valutari globali e cosa aspettarsi per i prossimi mesi?
Tali fondamentali non sono facili da correggere a livello politico, il che suggerisce che l’attuale tendenza al ribasso del dollaro USA non è si è ancora conclusa e i normali anelli di feedback limiteranno la portata di qualsiasi azione politica. In particolare, senza una chiara vittoria sulle tendenze disinflazionistiche, le autorità europee e giapponesi saranno infine costrette a compensare la stretta monetaria creata dall’apprezzamento delle loro valute rispetto al dollaro. Ma nel corso dei prossimi mesi è probabile che la tendenza al ribasso del dollaro USA continuerà.
Nel numero di ADVISOR di marzo sarà presente un approfondimento sul tema euro/dollaro.
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