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1/30/2018
Il 2018 rappresenterà per gli investitori obbligazionari un altro anno relativamente stabile in termini di performance, sebbene a livelli non comparabili a quelli del 2017. È la previsione fatta dagli esperti di Muzinich & Co. che hanno presentato ieri a Milano l’outlook per il 2018 sul credito corporate. "Il contesto economico appare nel complesso solido, con una crescita sincronizzata fra mercati sviluppati ed emergenti, il che dovrebbe favorire il mercato del credito. Tuttavia, l’elevata probabilità che si possa raggiungere il tasso di piena occupazione dovrebbe incrementare le aspettative di inflazione, non ancora prezzate nei mercati. Il rischio di shock estremi, invece, sta diminuendo e un esempio emblematico è la Cina, che ha continuato a stupire positivamente nel 2017" spiega Erick Muller, head of product & investment strategy di Muzinich & Co.
E le elezioni in Italia? "Il rischio di tenuta dell'Eurozona è ormai una storia archiviata e stando agli attuali sondaggi in Italia è difficile che una coalizione anti-europeista vada al governo" aggiunge Tatjana Greil Castro, portfolio manager Global Short Duration. Parlando del recente deprezzamenteo del biglietto verde, secondo Greil Castro potrebbe creare dei problemi all’Eurozona e alle società esportatrici europee, mentre "il dollaro debole è in genere e un ‘mood’ positivo per i paesi emergenti e le corporation basate su questi paesi". "Il dollaro debole sta favorendo anche gli asset in sterlina britannica, ma credo che il recente rally del pound sia dovuto più all’indebolimento della valuta americana piuttosto che a un rafforzamento della divisa britannica, visto che l'esito della Brexit non è ancora chiaro. Del resto il dollaro continuerà a indebolirsi, ma ciò è dovuto allo scarso appeal degli asset in dollari per gli investitori internazionali e non tanto, come si legge spesso sui giornali, alla politica economica di Trump" prosegue Greil Castro.
La causa, infatti, è da rintracciare nelle politiche monetarie divergenti che stanno determinando una minore liquidità per tutti gli asset denominati in dollari USA a favore di quelli denominati in euro e yen. "L’appetibilità degli asset denominati in dollari si è ridotta senza il beneficio del carry e il costo di copertura che dovranno sostenere gli investitori europei e giapponesi per investire in dollari sarà più elevato” aggiunge Muller, avvertendo che "una riduzione della liquidità sugli asset in dollari potrebbe determinare un repricing degli asset e un aumento della volatilità nel 2018, nel caso di un evento geopolitico inatteso o di cambiamenti improvvisi alla politica monetaria".
La riforma fiscale voluta da Trump, invece, avrà effetti complessivamente positivi sul mercato del credito che "sarà caratterizzato da un trend di progressiva decorrelazione delle performance sia in termini di rating sia geografici" prosegue l'esperto. Negli USA, in particolare, una traiettoria di crescita ben delineate dovrebbe spingere il credito high yield. "Anche in Europa l’high yield rimane un’asset class attraente, grazie a un contesto di crescita. Per gli investitori preoccupati dal rischio duration, i loans e il debito dei paesi emergenti possono rappresentare un’alternativa interessante” dice Muller.
"Investiamo in titoli high yield, ma con un approccio molto prudenziale, andando a selezionare società dell’area compresa tra la tripla B e la doppia B. In particolare, in Europa le preferenze vanno ai titoli finanziari, in Italia abbiamo investito nei bond delle due principali banche, Intesa e UniCredit” aggiunge Domenico Del Borrello (nella foto), country head per l’Italia di Muzinich & Co. Del Borrello illustra anche la strategia commerciale, che si focalizzerà sui tre consueti canali: istituzionale, wholesales e retail. “La specializzazione paga in un mercato che sta premiando le soluzioni contenitore, unit linked e Gpf, dove noi ci proponiamo come investitori focalizzati sui corporate bond” conclude Del Borrello.
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