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9/20/2017
La caccia al rendimento nel reddito fisso proseguirà per i prossimi 6 - 12 mesi. La previsione è di Yacov Arnopolin (nella foto), portfolio manager di PIMCO specializzato negli investimenti nel debito dei paesi emergenti, che ha incontrato a Milano la stampa specializzata. Per Arnopolin le due principali banche centrali, Bce e Fed, vogliono evitare il ripetersi del Taper Tantrum del 2013 e continueranno a muoversi con prudenza e ad attuare politiche fiscali espansive per almeno i prossimi 15 mesi. “Se consideriamo l’impatto del rialzo dei tassi negli USA sul debito emergente nei precedenti cicli di rialzo dei tassi dal 2000 al 2006, vediamo come il Taper Tantrum sia stato l’eccezione più che la regola. Tra l’altro nel 2013 non era iniziato il ciclo di rialzi, ma si è trattato solo di un annuncio da parte dell’allora numero uno della Fed” spiega Arnopolin secondo cui la Bce manterrà i tassi negativi fino ad almeno la metà del 2019.
Questo ambiente caratterizzato da politiche monetarie che resteranno ancora accomodanti spingerà gli investitori a cercare rendimento sui mercati obbligazionari emergenti dove il gestore, a livello geografico, privilegia: paesi in crescita (Indonesia); paesi dell’America Latina con un forte mercato interno e quindi meno vulnerabili nel caso di politiche protezionistiche di Trump (Brasile, India e Argentina); e paesi in ripresa, come la Russia, che potrebbe secondo il gestore tornare a recuperare il rating a tripla B di S&P con la conseguente inclusione del debito russo in strategie di investimento IG e quindi maggiori afflussi di denaro su questi titoli.
Attualmente il portafoglio sui paesi emergenti di PIMCO a livello geografico è in sovrappeso sull’America Latina e in sottopeso sulle altre aree (Est Europa, Medio Oriente e Asia). In particolare, a livello paese, le principali posizioni sottopesate rispetto agli indici di riferimento JP Morgan sono su Malesia, Cina, Ungheria e Filippine. Il gestore inoltre raccomanda cautela verso la Turchia "perché dipende troppo dai flussi di capitale stranieri", mentre ha una visione particolarmente positiva dell’Argentina.
“I titoli argentini - spiega il gestore - sono molto liquidi e forse i più liquidi all’interno dell’universo emergente. Il paese fino al 2016 non aveva accesso al mercato obbligazionario per cui ha una forte necessità di finanziarsi e questo spiega le numerose emissioni degli ultimi mesi. Se consideriamo il paese, notiamo poi come i fondamentali siano migliorati e bisogna anche ricordare che il default del 2013 ha avuto origine nel contenzioso legale con gli USA e non per un’impossibilità di finanziare il debito. Il paese ha inoltre il rapporto debito/Pil in dollari tra i più bassi nell’intera regione e le prospettive politiche sono buone, considerando la probabile riconferma nel medio termine per Mauricio Macri, il presidente che ha vinto di recente le primarie in vista delle prossime legislative. Se il paese proseguirà su questa strada, non è escluso che nei prossimi anni possa riuscire a recuperare il rating a doppia B”.
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