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8/8/2017
La MiFID peserà sui costi dell'industria dell'asset management operativa in Europa, soprattutto per quanto riguarda i "costi di ricerca", che da gennaio 2018 dovranno essere espliciti: ovvero gli asset manager dovranno decidere se pagare direttamente i servizi di ricerca o se ricaricare questi costi sulla clientela finale evidenziando, ovviamente, tale spesa all'interno delle commissioni richieste.
Secondo quanto riportato dalla stampa inglese le grandi società di asset management stanno già valutando le diverse possibile strade e qualcuno ha già dichiarato apertamente la propria decisione. L'ultima in ordine di tempo è Vanguard che, a quanto pare, con la MiFID II punterà ad assorbire i costi sulla ricerca per non ricaricare le commissioni dei clienti, così come già fa M&G dal primo gennaio 2017. Una scelta che potrebbe pesare sui conti di Vanguard per circa 5 milioni di euro l'anno.
Sembrano intenzionate ad assorbire i costi di ricerca anche realtà come Woodford Investment Management, Jupiter, Aberdeen, Kempen AM, mentre, secondo quanto riportato da un reportage firmato FTfm, Schroders, Man Group, Amundi, Janus Henderson e Invesco stanno valutando l'ipotesi di inserire i costi nelle commissioni dei clienti, ovviamente indicandoli in maniera accurata così come indicato dalla MiFID II.
Non si sono ancora sbilanciate, infine, società statunitensi come BlackRock, Franklin Templeton, JP Morgan AM e Fidelity International - in attesa di conoscere le linee guida della SEC sul tema - ed europee com AXA IM, Natixis Global AM, Old Mutual Global Investors, Candriam e Allianz GI.
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