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7/13/2017
Chi se la caverà meglio tra USA ed Europa nel secondo semestre? Se lo è chiesto Nadège Dufossé (nella foto), head of Asset Allocation di Candriam. Ecco la sua analisi delle due aree. Per l'esperta ormai il recupero dell'area euro è ben avviato e nel 2017-18 e dovrebbe contribuire a una crescita superiore al tendenziale. "Ciò ci ha portato a innalzare le nostre aspettative di profitto per le azioni dell'area euro su cui siamo sovraesposti. Dopo la crisi finanziaria del 2008, la crisi dei debiti sovrani del 2011 e gli shock commodity/dollaro forte del 2014 che hanno aumentato ripetutamente le pressioni deflazionistiche nella regione, attualmente sono in gioco vari elementi di sostegno. Innanzitutto, per la prima volta dalla crisi il settore societario europeo gode di una revisione dei profitti al rialzo. La prospettiva di utili in ascesa si traduce in una valutazione attraente in termini assoluti e, in modo più importante per gli investitori esteri, in termini relativi, a 15 volte su base prospettica a 12 mesi rispetto a 18 volte per il mercato USA" spiega. L'esperta che prevede nei prossimi 12 mesi il mercato azionario dell'area euro metta a segno un rendimento superiore al 10%.
Quanto agli USA, pur rimanendo favorevoli, Dufossé fa notare che le dinamiche espansionistiche globali sono divenute meno uniformi rispetto alla fine del 2016. "Nel primo trimestre l'espansione ciclica degli Stati Uniti ha rallentato il passo e i dati sull'attività economica non viaggiano ancora di pari passo con l'ottimismo dei sondaggi, il che ci ha portato a ridurre a neutrale l'esposizione sull'azionariato statunitense. Ci aspettiamo che nel corso dell'anno l'economia statunitense recuperi il terreno perso. In base alle valutazioni attuali, a 18 volte gli utili prospettici, i mercati statunitensi appaiono come la regione più costosa con una base di crescita a una cifra. La mancanza di successo politico presso il Congresso, inclusa la ricezione critica della richiesta di bilancio dell'AF 2018 nonché l'escalation dei temi sensibili hanno posto in discussione la credibilità della nuova amministrazione" sottolinea.
Dufossé, tuttavia, prevede pressioni rialziste sui rendimenti obbligazionari statunitensi meno intense rispetto a quelle registrate nel periodo immediatamente successivo alle elezioni presidenziali che potrebbero comunque spingere il rendimento dei Treasury USA a dieci anni verso il 2,90% entro la metà del 2018, mentre i mercati creditizi subiranno l'incidenza negativa del rialzo dei tassi con un potenziale di contrazione ulteriore minimo rispetto ai livelli attuali. "La vittima collaterale dell'attuale politica della nuova amministrazione e della riscoperta dell'Europa è il dollaro americano" conclude l'esperta.
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