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5/17/2017 | Davide Mosca
La capacità di generare una migliore performance rispetto al segmento large cap a prescindere dal settore preso in considerazione, a testimonianza di un trend legato all'intera asset class, non è il solo motivo per cui l'investimento in small e mid cap sta incontrando un sempre maggiore interesse a livello globale. Ad unirsi al fattore rendimento troviamo infatti la decorrelazione rispetto alla volatilità dei mercati che determina un utilizzo in chiave di diversificazione. Un importante momento di approfondimento su tutti i temi legati all'investimento in small e mid cap è stato possibile grazie a Union Bancaire Privée che ha riunito a Milano tutti responsabili delle strategie della società svizzera per fare il punto sull'asset class e sulle principali direttrici di sviluppo. Il denominatore comune che ne è emerso è stato che ogni mercato, nell'intrinseca specificità che lo contraddistingue, presenta opportunità per gli investitori da cogliere attraverso una gestione attiva in cui l'incontro con il management delle società presenti in portafoglio non è sostituibile dalla pur sempre estremamente rilevante attività di analisi dei fondamentali economici relativi ai mercati di riferimento.
Il dettaglio del contesto statunitense fornito da Cédric Le Berre, senior fund analyst di UBP, e da Mark Stoeckle, chief executive officer e senior portfolio manager del fondo UBAM – ADAMS US Small Cap Equity, advisor UBP per il mercato small-mid cap USA, ha reso esplicito un importante ed immediato effetto che seguirebbe all'entrata in vigore dell'annunciata riforma fiscale da parte dell'amministrazione Trump. Negli Stati Uniti, infatti, l'attuale pressione fiscale sulle large cap è minore rispetto a quella su small e mid cap, con una differenza di quasi 4 punti percentuali. Un'azione decisa e generalizzata di abbassamento dei livelli di tassazione porterebbe dunque ad un vantaggio relativo maggiore per le seconde, alzando ulteriormente la capacità di generare alpha che si attesta già a livelli maggiori rispetto a quella registrata relativamente alle large cap.
Per quanto riguarda il mercato europeo, spiega Charlie Anniss, fund manager dell'UBAM Europe Small Cap Equity, gli elementi di scenario da considerare riguardano i segnali di crescita provenienti dalle economie dell'Unione, l'attività della Banca Centrale Europea ed il quadro politico in miglioramento. Ben più significativi, sottolinea però Anniss, sono i fattori di solidità di bilancio, serietà del management e ciclicità degli ordini rintracciabili in selezionate small cap in grado di ambire a tassi di crescità di gran lunga superiori rispetto alla media continentale. Nella top 10 dei titoli del fondo UBAM Europe Small Cap Equity troviamo ad esempio l'italiana Moncler.
Il grado di specializzazione si alza ulteriormente se consideriamo le strategie legate a Svizzera e Giappone, in capo rispettivamente a Eleanor Taylor Jolidon, fund manager dell'UBAM Swiss Small & Midcap Equity, e Albert Abehsera, fund manager dell'UBAM - IFDC Japan Opportunities Equity. Due mercati per certi versi opposti poiché le small e mid cap elvetiche di eccellenza, fa notare Taylor Jolidon, hanno come caratteristica più importante l'internazionalità e agiscono a livello globale mentre le giapponesi, spiega Abeshera, hanno un rapporto molto più intrecciato con il mercato domestico di cui rappresentano l'ossatura.
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