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MoneyFarm, attenzione ai fondi a cedola

4/20/2017 | Marcella Persola

Per la società di consulenza finanziaria online i benefici per i consumatori sarebbero pochi.


Ma i fondi a scadenza sono veramente dei prodotti convenienti per gli investitori? A farsi questa domanda è stato Moneyfarm, la società di consulenza finanziaria online con sede in Italia e nel Regno Unito, che nel suo nuovo rapporto sui fondi data target, punta il dito contro i “fondi a scadenza” o “a finestra”, nel modo in cui sono stati concepiti nel nostro paese, perché dal punto di vista del gruppo fornirebbero a gestori e distributori la possibilità di garantirsi margini elevati grazie al meccanismo delle commissioni di collocamento.

 

Ma quali sono le inefficienze emerse dall’analisi di Moneyfarm? In primis il meccanismo delle commissioni di collocamento, che obbligherebbe i risparmiatori a pagare, sia le commissioni di ingresso sia quelle di uscita, nel caso di disinvestimento non portato a termine. Altro elemento di criticità è il vincolo mascherato da orizzonte temporale. Per quanto sia positivo, evidenzia lo studio, l’incoraggiamento ad assumere una prospettiva di medio periodo, la scadenza predefinita dei fondi data target sembra solo una rigidità ulteriore rispetto ad altre soluzioni di investimento in fondi attivi o passivi. Altro aspetto è la strategie che attuano. Per gli esperti di MoneyFarm i fondi a scadenza dovrebbero adottare un’asset allocation adeguata all’orizzonte temporale. Tuttavia, andando a controllare la composizione dei portafogli di alcuni tra i prodotti più venduti, ci si accorge che la corrispondenza tra l’orizzonte temporale di scadenza degli asset in portafoglio è assolutamente teorica, se non completamente assente. Infine la cedola non sarebbe una vera e propria cedola, perché nei fondi a scadenza il rendimento rappresentato dalla cedola non è assolutamente garantito. Se il portafoglio dovesse andare in negativo, ad esempio, la cedola verrebbe pagata attingendo direttamente dal capitale investito. In questo caso si creerebbe anche il paradosso che l’investitore pagherà la tassa relativa al capital gain (26%) sui capitali distribuiti, che sono di fatto i suoi risparmi e non dei rendimenti.

 

“Il successo dei fondi data target a finestra di collocamento evidenzia drammaticamente la necessità di educazione finanziaria nel nostro Paese,” commenta Paolo Galvani, presidente e co-fondatore di Moneyfarm.

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