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2/1/2017
Annunciati a più riprese da praticamente tutti i governi succedutisi negli ultimi anni per poi regolarmente finire nel dimenticatoio, i Piani Individuali di Risparmio (PIR), introdotti nell’ultima legge di Stabilità, sono diventati realtà con il nuovo anno. Ma non tutti gli operatori hanno accolto la novità con grande clamore. Uno di questi è MoneyFarm che ha deciso di non includere i PIR all’interno della propria offerta e ha pubblicato una nota, a cura di Paolo Galvani (nella foto), presidente e co-founder del robo-advisor, in cui evidenzia i rischi legati all’investimento in questi nuovi prodotti di risparmio gestito.
Ricordiamo che i PIR sono un "contenitore giuridico" e possono assumere varie forme (fondi, conti titoli, gestioni patrimoniali) e contenere diverse forme di prodotti finanziari (azioni, obbligazioni, Etf, depositi e conti correnti) purché vengano rispettate, nella composizione dei portafogli: è obbligatorio infatti investire almeno il 70% del capitale in aziende con sede in Italia o che abbiano stabile organizzazione nel nostro Paese e almeno il 30% di questa quota (il 21% del totale) dovrà inoltre essere investita in strumenti emessi da aziende che non sono quotate nell’indice Ftse Mib di Borsa Italiana.
Secondo Galvani, i PIR (che sono accessibili con una soglia minima di 500 euro) presentano una serie di caratteristiche che li rendono una scelta non consigliabile per chi vuole investire i propri risparmi. Ecco perché:
1. Non offrono diversificazione geografica dell’investimento esponendo di fatto i vostri risparmi ai rischi del sistema Italia, senza peraltro la possibilità di bilanciare verso altre aree in caso di necessità.
2. Il rischio geografico si unisce al rischio specifico generato dalla presenza nel portafoglio di strumenti emessi da imprese italiane a piccola e media capitalizzazione. Questi strumenti sono generalmente molto volatili e poco liquidi. Essere vincolati a questo tipo di prodotti per lungo tempo vuol dire condannare il proprio investimento a livelli di rischio eccessivi, con grande probabilità di intaccare il proprio capitale.
3. Bisogna inoltre tenere a mente che l’incentivo fiscale è vincolato a una durata almeno quinquennale dell’investimento. Qualora aveste necessità ritirare in anticipo la vostra posizione, vi trovereste a pagare la normale aliquota del 26% sulle plusvalenze.
4. Per via della loro struttura i PIR saranno composti principalmente da azioni e obbligazioni. Si tratta di un limite che potrebbe rendere complessa una distribuzione equilibrata tra le varie asset class.
5. I PIR, inoltre, si configurano come strumenti dedicati a investitori molto esperti. Il panorama delle piccole e medie imprese italiane è molto complesso ed estremamente volatile. Inoltre, la novità del prodotto vi lascerà pochi riferimenti per valutare la performance dei vostri gestori.
6. Infine, la varietà di forme giuridiche con cui i PIR possono essere offerti apre la possibilità a strutture di costo poco trasparenti.
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