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1/26/2017 | Redazione Advisor
L’aumento dei rendimenti statunitensi può causare danni collaterali nella periferia dell’Eurozona, dove la crescita nominale è rimasta debole e il debito è alto, come nel caso dell’Italia dove il rendimento dei titoli italiani può salire fino all’1,7% e quello di quelli statunitensi fino al 4%. Le stime sono di Yves Longchamp, head of research di ETHENEA Independent Investors, secondo cui tuttavia a questi livelli anche a queste cifre i rendimenti italiani non mettono in pericolo la sostenibilità del debito, a condizione che il disavanzo fiscale si mantenga su livelli accettabili.
"Mentre il rialzo dei tassi può essere giustificato negli Stati Uniti, dove l’economia si è per lo più ripresa dalla grande recessione, vivere in un mondo caratterizzato da alti rendimenti potrebbe rivelarsi particolarmente arduo per paesi come l’Italia, dove il rapporto debito complessivo/PIL (incluse le passività finanziarie) raggiunge il 160%, a fronte del 114% circa negli Stati Uniti, e la crescita annua nominale media negli ultimi cinque anni si è limitata all’1,7%, contro il 4% degli USA" spiega l'economista.
Il dollaro statunitense è vigoroso e si è rafforzato dopo l’ultima riunione della Fed, avvalorando "la nostra tesi secondo cui il biglietto verde non è troppo forte per l’economia statunitense ma lo è per il resto del mondo, in particolare per le economie che hanno legato la propria valuta alla divisa a stelle e strisce, ma anche per la periferia dell’Eurozona" conclude Longchamp.
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