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9/27/2016 | Davide Mosca
I risultati che mostra con giustificato orgoglio Arvind Rajan, head of global and macro di Pramerica Financial, parlano per lui e per il suo team, che nel 2016 ha vinto il premio Lipper per il comparto Global Income Fund a 10 anni con il Prudential Global Return Fund. La strategia applicata a questo fondo, che dal lancio nel 2002 negli Stati Uniti ha sempre fatto meglio del Barclays Global Aggregate, suo benchmark, arriva ora in Italia grazie Ubi Pramerica SGR che ha in collocamento fino al 24 ottobre il nuovo fondo UBI Sicav GloBo (Global Bond). Una soluzione di investimento che coinvolge l’intero universo obbligazionario, sia in termini geografici che settoriali, con gestione attiva del cambio, un orizzonte temporale di medio termine e che offre inoltre l’opportunità di un flusso cedolare periodico. AdvisorOnline ha incontrato in esclusiva il suo gestore delegato Arvind Rajan.
Il momento del reddito fisso appare estremamente complesso. Qual è il quadro in cui si trova ad operare con il suo team?
Il mondo effettivamente si trova in una fase di crescita estremamente lenta. Come sappiamo il tasso di crescita sta rallentando ormai da circa due decenni e ciò non è stato inizialmente riconosciuto come un fenomeno di lungo termine ma etichettato come ciclico e causato dalle crisi finanziari globale del 2008. Per via di quest’interpretazione data dai policymakers, questi hanno utilizzato in maniera significativa strumenti ciclici che hanno promosso la creazione di debito e credito sia tra i governi che tra i privati e le aziende. Aumentando anche i bilanci delle banche centrali attraverso il QE. Siamo arrivati ora ad un punto in cui non solo i tassi sono bassi, ma devono rimanere tali per sostenere la montagna di debito e di credito creata.
C’è via d’uscita?
Ovviamente servirebbe una crescita più veloce ma per ottenerla sono necessarie riforme strutturali, governi più snelli ed efficienti e un aumento della produttività guidato da nuove tecnologie. Mentre possiamo essere ottimisti su quest’ultimo punto, gli altri sono tutt’altro che vicini nel medio periodo. Richiedono infatti cambiamenti politici e cambiamenti negli schemi socio-economici esistenti ed è improbabile raggiungerli velocemente.
Se questo è il panorama, perché investire nel reddito fisso?
Vede, le forze di lungo termine sono perfette per comprendere il mondo in cui viviamo, ma non ci dicono quali saranno i nostri rendimenti nei prossimi anni o mesi. Dobbiamo comprendere l’economia e le politiche in atto e comprendere come reagiscono ad esse i mercati. Ciò che vedo realisticamente è una prosecuzione della crescita lenta e il motivo non è semplicemente organico ma causato delle politiche in atto. In altre parole, i rimedi messi in campo non permettono al paziente di riprendersi. Semplicemente non abbiamo una cura. Prendiamo l’esempio dei tassi bassi. Ogni volta che c’è una minima possibilità di movimento al rialzo i mercati reagiscono con veemenza riportando i tassi verso la loro media. In un contesto di questo tipo, la duration del reddito fisso non è particolarmente attraente sul lungo termine ma, considerando che in caso di una recessione determinata da uno choc della domanda e il tipo di recessione più vicino, quella che si andrebbe a verificare, è una delle poche strategie rimaste in grado di funzionare. Per questo ha senso che continui a far parte di un portafoglio diversificato.
Anche con rendimenti sotto lo zero?
Se il mercato obbligazionario di riferimento – come ad esempio i governativi italiani - non restituisce valore, sono quattro le dimensioni in cui bisogna iniziare a muoversi. La prima è la duration che però deve essere utilizzata con parsimonia dato che, in modo più o meno diretto, incrementa il rischio. La seconda dimensione è quella del credito. Significa sostituire i governativi con il debito privato e se si è in grado si selezionare si ha un’ampissima scelta di obbligazioni tra cui scegliere. La terza è rappresentata dalle valute. La valuta non è di per sé un’asset class ma con volatilità al 10-15% permette di aggiungere e togliere rischio dal portafoglio in modo estremamente liquido. La quarta strutturale. Gli ABS, CLOs e i CMBS possono essere più sicuri e offrire un rendimento superiore in alternativa ai corporate bonds. Una combinazione di queste quattro soluzioni è ciò che è necessario considerare per investire con successo nel reddito fisso. Il concetto che sta alla base del nostro fondo è proprio questo: scegliere le migliori idee in queste quattro dimensioni e unirle in un solo strumento di investimento che abbraccia cinquanta Paesi, quaranta valute e tutti i settori dell’universo obbligazionario.
Come vengono declinate le quattro dimensioni a cui ha fatto riferimento nel fondo UBI Sicav GloBO e più in generale nelle sua strategia?
Per quanto riguarda la duration attualmente abbiamo un leggero sovrappeso che crediamo debba essere estremamente diversificato. Solo un quarto è relativo agli Stati Uniti e un peso simile ha l’Eurozona. Il restante è spalmato su diverse scadenze, in cui troviamo valore. Per quanto riguarda il credito, una parte consistente è rappresentata da corporate e government bond. Questi costituiscono attualmente circa il 70-80% del rischio di credito che preferiamo avere in portafoglio. Qui la capacità di selezionare diventa fondamentale data l’enorme quantità di strumenti a disposizione. Dal lato corporate bond, ad esempio, il programma di quantitative easing della Banca Centrale Europea ha reso non appetibile molto del debito corporate del Vecchio continente, ma ci sono emittenti in euro, come alcune aziende statunitensi, che non possono rientrare nei programmi di intervento straordinari della BCE e che sono attualmente molto convenienti. Per quanto riguarda gli Stati Uniti nello specifico, preferiamo in questo momento i finanziari investment grade rispetto ai non finanziari per le rigide normative a cui devono aderire. I governativi sono poi un comparto particolarmente sottovalutato in questo momento. Le opportunità migliori si trovano in questo caso nei government bond dei Paesi emergenti che hanno storicamente dato prova di essere più solidi di quanto gli investitori pensino. Guardiamo a Brasile, Indonesia e Messico, sempre in hard currency. Infine le valute, le nostre posizioni attive sulle valute sono contenute ma pensiamo che il Dollaro USA abbia raggiunto i massimi. La FED sta rallentando il percorso per gli incrementi dei tassi ed Europa e Giappone hanno trovato ostacoli nel portare i tassi sotto lo zero gestendo gli spread sui tassi che stavano rafforzando il dollaro USA. Guardando al futuro, anche le valute degli Emergenti sembrano poter portare rendimenti rispetto a Euro e Dollaro USA.
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