La Cina ha rappresentato fino ad ora uno dei fattori di generazione della volatilità che caratterizza i mercati dall'inizio del 2016, ma secondo François Perrin, gestore del fondo China Environmental di East Capital, c'è di più, in particolare se si guarda alle prospettive di sviluppo del mercato interno. Pechino, infatti - afferma Perrin - "facendo leva sull’ampio network infrastrutturale che si è sviluppato negli ultimi 15 anni, sta per raggiungere il traguardo di una transizione verso un’economia guidata dai servizi che si concentra sulla qualità dello sviluppo."

 

 

I parametri fino ad ora utilizzati per misurare lo stato di salute dell'economia cinese, come l'indice Pmi manifatturiero, la produzione di energia o la vendita di macchine escavatrici, devono lasciare ora spazio a indicatori come le sottoscrizioni di contratti 4G, aumentate di oltre il 60% nell'ultimo anno, i prezzi degli immobili urbani e i dati relativi ai passeggeri delle linee aeree. Questi sono, infatti, in grado di fornire un'indicazione più precisa del passaggio da economia industriale a terziario avanzato, epocale processo in cui è impegato il gigante asiatico.

 

 

Considerando i dati da questa prospettiva, sostiene Perrin, è possibile trovare svariati titoli di qualità nel mercato onshore di Shanghai e Shenzhen e invita a privilegiare "un’esposizione verso società non a partecipazione statale, attive nei settori della new economy e nella tutela ambientale. L’esposizione a trend strutturali il focus su una crescita tracciabile, la capacità di generazione di cassa, la qualità della corporate governance e valutazioni ragionevoli - prosegue -  dovrebbero rimanere criteri di selezione chiave quando si cercano opportunità sul mercato cinese. Concentrandosi sulle opportunità domestiche, questi titoli sono immuni dalla volatilità dei tassi di cambio."