Negli ultimi anni è cresciuta "la richiesta di prodotti Equity Europa e di soluzioni Multi Asset", ne è fermamente convinto Massimo Greco (nella foto), head of European Funds Management di JP Morgan Asset Management che, in occasione dell'European Media Tour 2014 della società, in corso oggi e domani a Londra, ha presentato alla stampa i numeri della SGR che in Italia conta 24 collaboratori, contro i 26 della Germania e i 67 del Regno Unito. 

"Oggi contiamo in Europa 99,7 miliardi di dollari di AuM contro gli 81 di fine 2013" ha spiegato Greco ricordando il successo dei 10 fondi blockbuster della casa americana nel 2014: +13,5 miliardi di dollari di raccolta netta dall'inizio dell'anno, di cui 1,8 confluiti nel fondo JP Morgan Funds-Europe Equity Plus, 924 milioni nel JP Morgan Invesments Funds-Europe Strategic Dividend e 4,2 miliardi di dollari nel fondo JP Morgan Investment Funds - Global Income. Numeri che portano l'head of European Funds Management di JP Morgan Asset Management ad affermare senza esitazione: "Non ci sono competitor che temiamo più degli altri: ci confrontiamo con player globali, locali e specialisti".

Ma Greco ha le idee chiare anche sul futuro dell'industria del risparmio gestito e, intervistato da AdvisorOnline nel corso dell'European Media Tour 2014, spiega perché i fondi non devono trasformarsi in banche e perché la RDR, secondo lui, non può arrivare in Italia. 

 

Si parla sempre più spesso di rischio sistemico per il mondo dei fondi. Si va verso un cambio di ruolo: i fondi saranno le nuove banche del futuro?
Ce ne vorrà di tempo prima che i fondi sostituiscano le banche. Il problema dello shadow banking è legato all'eccessiva disintermediazione del sistema bancario accompagnata da un'errata percezione dei rischi e ciò ha creato un legame tra chi deve investire e chi presta. Ma il fondo deve fare il fondo e non la banca. Quindi, al di là di quali saranno i flussi del risparmio in futuro, dai risparmiatori ai fondi alle imprese, quello che è importante è che il livello di trasparenza rimanga elevato, come lo è oggi. Nel mondo del gestito in questo momento c'è molta più trasparenza: se compri un high yield, ad esempio, sai cosa stai acquistando.

 

A proposito di fondi e imprese. Si parla molto in Italia di fondi che investono in mini bond e di renderli accessibili agli investitori retail. Qual è il suo parere?
Credo che i fondi che investono sui mini bond dovrebbero essere accessibili non direttamente al retail, ma tramite investitori professionali, tipo fondi pensione.

 

Guardando ancora all'Italia: come vede il futuro dell'industria del risparmio gestito del Bel Paese, visto anche il ritorno in auge delle banche?
Quello che conta è che aumenti la concorrenza e che scendano le barriere. Ma molto poi dovrà essere fatto sul fronte dell'educazione finanziaria: l'Italia è un paese capitalista e fondato sul libero mercato, dove è il cliente a scegliere a quale fondo e a quale intermediario affidarsi. Se un intermediario offre solo prodotti di casa il cliente può benissimo decidere di cambiarlo per avere un'offerta più ampia.

 

A proposito di intermediari, molti temono l'arrivo di una direttiva europea stile RDR?
Personalmente credo che la RDR non sia importabile in Europa, soprattutto in Italia dove è dominante il modello verticale e captive che nel Regno Unito non esiste, perché la distribuzione dei fondi è in mano agli indipendent financial advisors.