L'associazione americana delle SGR contro l'inclusione dei gestori con un patrimonio superiore a 100 miliardi di dollari nella lista delle istituzioni finanziarie di importanza sistemica
I grandi gestori USA dicono no alla sovraregolamentazione del settore che rischia di frenare la competitività e di danneggiare così gli investitori finali. A differenza delle banche, i colossi dei fondi non sono "troppo grandi per fallire" (too big to fail), ha ribadito l’Investment Company Institute (l’equivalente dell’italiana Assogestioni) spiegando che i costi aggiuntivi e norme più restrittive, se applicate selettivamente, rischierebbero di distorcere il settore del risparmio gestito.
Nelle ultime settimane, infatti, l’associazione degli asset manager americani ha fatto pressioni sui regolatori internazionali affinché non considerino in futuro "istituti finanziari di importanza sistemica" alcuni dei proprio soci. L’US Financial Stability Oversight Council, che include membri della Fed e della Sec (la Consob americana), sta valutando infatti l’inclusione dei gestori con un patrimonio superiore a 100 miliardi di dollari, quali BlackRock, Pimco e Fidelity, nella lista che comprende per ora solo le grandi banche d'affari in grado di scatenare una crisi sistemica e, quindi, sottoposte a una vigilanza speciale.
Per capire la stazza dei colossi del gestito, basti pensare che da soli BlackRock, Vanguard, State Street, Pimco e Fidelity, le più grandi società dell'industria del risparmio negli Stati Uniti, controllano investimenti per 12.770 miliardi di dollari, poco meno dei 16.600 miliardi del prodotto interno lordo Usa.
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