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M&G: "Draghi sia meno ortodosso"

2/6/2014

Secondo Antony Doyle, gestore del team fixed income di M&G, l'Europa ha bisogno di fiducia e soprattutto credito per generare crescita economica: la via di uscita è rivedere la definizione di target di stabilità dei prezzi dal 2 al 4%


La Bce ha lasciato invariato il tasso di interesse al minimo storico dello 0,25%. Fermi anche il tasso sui depositi a quota zero e il tasso marginale allo 0,75%%. La decisione è in linea con le attese, anche se non si escludeva del tutto la possibilità di un leggero taglio. Di seguito un commento di Anthony Doyle (nella foto), team fixed income M&G Investments.


L’inflazione nell’Eurozona è a livello bassissimo, lo 0,7%. I tassi di interesse sono ancora più bassi, fermi allo 0,25% e si avvicinano allo zero: è difficile, sebbene non impossibile, arrivare a pensare a tassi di interesse negativi. La disoccupazione è a livelli di depressione, dall’Irlanda fino in Spagna e Grecia, e ancor più preoccupante questo blocco di Paesi è stretto nelle maglie del debito pubblico e privato, e lotta per liberarsene. 

E allora cosa può fare la BCE? Il quantitative easing sembra improbabile (stampare denaro e usarlo per acquistare bond) e Draghi che ha recentemente sottolineato che il trattato dell’U proibisce l’acquisto diretto di titoli degli Stati membri. Ma ci sono ancora svariate opzioni disponibili. Quella che avrebbe maggiore efficacia sarebbe seguire il consiglio dato da Bernanke al Giappone nel 1999, e rivedere la definizione di target di stabilità dei prezzi dall’attuale 2% al 4%.

Bernanke aveva richiamato la Bank of Japan a stabilire un target di inflazione "adeguatamente alto" per mostrare "la propria intenzione ad uscire in sicurezza" da un regime di deflazione. Aveva asserito che un target del 3-4% mantenuto per un numero di anni, avrebbe ridato al settore privato la fiducia nella volontà da parte delle istituzioni di uscire dalla trappola della deflazione. Un’inflazione più alta potrebbe inoltre assottigliare gli ingenti stock di debito di molti governi dell’area Euro.

L’Europa ha bisogno che il credito si muova ancora. Gli Stati Uniti hanno avuto il TARP, l’Inghilterra il funding-for-lending scheme e l’help-to-buy scheme, il Giappone l’Abenomics: la Bce non è completamente impossibilitata a muoversi. Draghi è favorevole a cercare strade per permettere di acquistare i prestiti bancari alle società private, dove la Bce potrebbe subentrare in caso di deterioramento delle condizioni economiche.

Un altro taglio dei tassi potrebbe aiutare, come potrebbe aiutare far pagare le banche per i depositi overnight presso la Bce. L’Europa ha bisogno di fiducia, credito e di una politica monetaria non ortodossa per generare una crescita economica sostenibile. Se i politici e i banchieri centrali non riescono a trovare una soluzione al tema deflazione, l’Europa avrà nuovamente di fronte una nuova minaccia.

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