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11/6/2024 | Max Malandra e Paola Sacerdote
Smentendo sondaggi e pronostici di un testa a testa all’ultimo voto, le urne hanno decretato una vittoria netta di Donald Trump, che dopo quattro anni torna alla Casa Bianca e diventa il 47esimo Presidente degli Stai Uniti. Abbiamo chiesto a strategist e gestori di commentare a caldo il risultato elettorale, e le implicazioni per i mercati finanziari della vittoria del candidato repubblicano.
Michele De Michelis, Cfo di Frame Asset Management. Per prima cosa non mi ha sorpreso molto la vittoria schiacciante di Trump anche se i sondaggi lo davano in bilico, perché Trump piace a quella parte molto numerosa e conservatrice dell'America del Nord più rurale e il perché è stato ampiamente descritto nel libro del suo Vice " Elegia Americana ". Mi aspetto quindi che adesso faccia di tutto per riscaldare l'economia americana ,dagli aumenti della spesa pubblica al taglio delle tasse, con conseguenze nel breve positive per la borsa americana, soprattutto per i business che porteranno posti di lavoro negli Stati Uniti.
La conseguenza negativa di questa politica dovrebbe essere il ritorno dell'inflazione , considerando anche il fatto che la FED non credo aumenti nel breve i tassi di interesse. Ovviamente sulle conseguenze a lungo termine di questo approccio ci sono parecchi interrogativi , considerando cosa è accaduto nel passato dopo le fasi di grande euforia dovute alle deregulation.
Gian Marco Salcioli, Strategist di Assiom Forex. Non solo Trump ha conquistato subito la Casa Bianca, ma sta “correndo il rischio” di stravincere. Conquistato il Senato e, precedentemente, la Camera, i sondaggi mostrano al momento un vantaggio per i repubblicani. Siamo molto vicini a un pieno controllo del governo con il classico Red Sweep.
Questa situazione permetterebbe, sulla carta, una maggiore facilità di attuazione del suo programma elettorale, che include proposte espansive e discontinuità nette in politica estera. Una delle misure principali riguarda l’imposizione di tariffe elevate, tra il 10% e il 20%, su tutte le importazioni e fino al 100-200% sulle auto cinesi assemblate in Messico. Tale politica protezionistica punta a massimizzare il progetto “Make America Great Again,” ma rischia di causare un calo nei consumi interni, tensioni con i partner commerciali e un rilevante incremento dell’inflazione.
La reazione dei mercati alla vittoria di Trump è stata molto positiva negli Stati Uniti e sui mercati globali, anche se con importanti differenze. È stato premiato, in primis, l’effetto sollievo dato dall’eliminazione dello scenario più temuto per l’elevato grado di incertezza: il riconteggio dei voti e l’allungamento della nomina ufficiale. Gli indici S&P 500 e Nasdaq sono in crescita, con un tema interessante legato alla rotazione verso le imprese di piccole e medie dimensioni, i cui indici oggi aprono con incrementi anche superiori al 5% (Russell 2000), che risulterebbero avvantaggiate. Anche il dollaro è in forte rialzo (circa il 2% per il dollar index), mentre il petrolio è in calo, anticipando un potenziale aumento dell’offerta di greggio americano in caso di attuazione dei programmi di massimizzazione delle fonti fossili.
In Asia, invece, l’indice cinese Hang Seng è in discesa, riflettendo le preoccupazioni per le possibili tensioni commerciali. Anche Bitcoin ha raggiunto nuovi massimi storici, con i mercati globali che si preparano a rispondere alle nuove dinamiche economiche imposte dalla vittoria di Trump. In Europa l’entusiasmo è più moderato, poiché il continente attende di comprendere le azioni concrete su dazi e relazioni internazionali.
Luca Simoncelli, Investment Strategist di Invesco. Parte dell’incertezza politica che i mercati finanziari avevano scontato nelle scorse settimane si riassorbe, ad esempio in termini di volatilità implicita nell’indice VIX. L’esito delle elezioni appare piuttosto certo e chiaro. Sicuramente non si prospetta una fase di stallo con un esito contestato come poteva sembrare probabile.
Il segmento delle azioni a piccola e media capitalizzazione di mercato è tra i favoriti dagli investitori, un segmento alle cui valutazioni attraenti si va finalmente a combinare un regime normativo e fiscale di chiaro supporto alla crescita dei profitti. Anche il settore finanziario risulta avvantaggiato dalla prospettiva di minore regolamentazione e requisiti meno stringenti; in questo ambito sono le banche regionali di dimensione minore a trovarsi in una posizione particolarmente interessante.
Anche il settore energetico è favorito; sottolineo l’opportunità che si prospetta nelle infrastrutture energetiche e soprattutto le MLP (master limited partnerships), che beneficiano delle attese di un netto incremento nei volumi di interscambio di gas naturale e maggiore produzione di petrolio negli Stati Uniti. Da un punto di vista regionale, il forte rialzo del dollaro sta aiutando i listini europei tramite il canale della maggiore competitività delle esportazioni, ma è chiaro che, in via generale, una possibile guerra commerciale sia un fattore di incertezza.
Charlotte Daughtrey, Equity Investment Specialist di Federated Hermes. Le società a piccola e media capitalizzazione sono la spina dorsale economica dell'economia statunitense e vi sono forti elementi di sostegno in grado di favorirne la crescita nel corso dei prossimi 5-10 anni. Ciò è supportato da un significativo divario di valutazione tra le piccole e medie imprese statunitensi e i nomi a grande capitalizzazione. Sono scambiate con uno sconto del 25%, mentre in genere dovrebbero avere un premio del 10% perché sono strutturalmente caratterizzate da una crescita più elevata.
Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR. Sull’affermazione di Donald Trump gli investitori si sono riversati nel “Trump trade”, operazioni su settori e asset class favoriti dall’affermazione dell’ex presidente: dapprima sono saliti i future sugli indici americani e, all’apertura, Wall Street ha confermato le aspettative positive, si rafforza il dollaro, sale il rendimento del Treasury decennale, festeggia il mondo delle criptovalute. Ma il “Trump trade” merita almeno due avvertenze:
Colin Graham, Co-Head of Sustainable Multi-Asset Solutions di Robeco. Il cambiamento chiave a livello politico è il modo in cui gli Stati Uniti si rapporteranno con il resto del mondo, con maggiore eccezionalismo e isolazionismo. Il secondo cambiamento riguarderà il modo in cui verrà incanalata la spesa fiscale e l'aumento della pressione sulla Fed. Crediamo che assisteremo a una serie di cambiamenti. Tra questi, l'aumento dei dazi, la riduzione del sostegno militare alle guerre regionali, la diminuzione del numero di immigrati, i tagli alle tasse per le imprese, la riduzione delle sovvenzioni per la transizione energetica, una minore regolamentazione e una maggiore pressione sulla Fed ad abbassare i tassi.
Ecco le implicazioni sui mercati finanziari (sulla base delle informazioni attuali).
Valute. Il dollaro continuerà a rafforzarsi grazie ai differenziali favorevoli dei tassi di interesse e della crescita. L'euro potrebbe soffrire, soprattutto a causa dell'incertezza sui dazi. Lo yen è sottovalutato rispetto al dollaro; questa volta la politica giapponese potrebbe essere in difficoltà. Le valute emergenti rimarranno sotto pressione in un trend di rafforzamento del dollaro.
Fixed Income. I tassi statunitensi resteranno più alti più a lungo per compensare lo stimolo prociclico e i rendimenti USA saliranno lungo tutta la curva, soprattutto con una vittoria repubblicana al Congresso.
I rendimenti obbligazionari globali seguiranno l'aumento dei rendimenti dei Treasury USA, mentre il debito emergente continuerà a offrire rendimenti reali elevati. I mercati del credito vedranno un aumento totale dei rendimenti insieme ai titoli sovrani; gli spread statunitensi saranno sostenuti dagli afflussi e dai tagli fiscali, mentre gli spread europei saranno disomogenei.
Azioni. Gli Stati Uniti rimarranno la destinazione principale dei capitali; le azioni statunitensi saranno il mercato di punta con una crescita degli utili per azione vicina al 10%. Nel resto del mondo si registreranno episodi di sovraperformance, ma niente di duraturo. Alcuni settori nazionali, come le banche, dovrebbero risultare più immuni ai dazi. L'Europa potrebbe ottenere risultati migliori nei settori dotati di potere di determinazione dei prezzi e input strategici. La Cina avrà bisogno di maggiori stimoli interni per far ripartire l'economia. I business model basati sui sussidi governativi dovranno rivedere gli obiettivi di vendita, mentre le economie in via di sviluppo non beneficeranno di un maggiore sostegno da parte degli Stati Uniti.
Materie prime. Il trend rialzista dell'oro rimane ben sostenuto, poiché il deprezzamento a lungo termine della cartamoneta attirerà gli investitori. Le scorte di petrolio cresceranno con l'aumento delle attività di trivellazione e pompaggio negli Stati Uniti e le materie prime necessarie agli Stati Uniti vedranno aumentare la domanda. I metalli industriali arrancheranno, poiché le speranze di transizione energetica si affievoliscono e la Cina non riuscirà a creare una ripresa trainata dalle esportazioni.
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