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Outlook azionario: ancora USA (ma non solo)

12/30/2024 | Paola Sacerdote

Mentre il dibattito continua a concentrarsi su Wall Street e in particolare sulle Big 7, la performance del mercato si sta ampliando


Guardando al 2025, con le valutazioni complessive di mercato che hanno raggiunto nuovi massimi post-Covid, una delle domande chiave che probabilmente gli investitori si porranno sarà: “Wall Street ha ancora margine di crescita?” 

Secondo Fabiana Fedeli, cio equities, multi-asset and sustainability di M&G Investments, la risposta è affermativa, ma ritiene che non tutte le azioni avranno la capacità di performare ugualmente bene.

L’esperta rileva che mentre il dibattito sul mercato continua a concentrarsi sulle Magnifiche 7, la performance del mercato azionario si sta ampliando, anche negli Stati Uniti.

Ad esempio, dall'inizio dell'anno, il rendimento mediano delle Big del Tech è stato del 368%, mentre, nell’indice S&P 500, i rendimenti mediani dei Top 200 performer e dei Top 100 performer (esclusi le Mag7) sono stati rispettivamente del 431% e del 572%. Allo stesso tempo, il settore tecnologico ha registrato un rendimento mediano del 135% rispetto al 202% dell’indice escludendo i titoli tecnologici.

“Da questi dati emergono due conclusioni: la prima è che gli investitori stanno ampliando la ricerca di opportunità di investimento in aree dove le valutazioni e le aspettative sono più ragionevoli” spiega Fedeli. “La seconda è che ci sono altri settori che presentano prospettive positive oltre alla tecnologia”.

“Mentre il mercato statunitense probabilmente continuerà a sovraperformare nel breve termine, trainato da una crescita più solida e dalle aspettative sulle politiche di Trump, vediamo comunque interessanti opportunità in altri mercati, tra cui Europa e Asia. Anche in questi contesti, cerchiamo opportunità specifiche bottom-up, focalizzandoci su singoli titoli, piuttosto che adottare un approccio top-down o esporci a indici di mercato più ampi”.

“In Europa, ad esempio, stiamo individuando opportunità in settori più ciclici, come quello chimico e dei materiali, grazie a valutazioni depresse che riflettono una stabilizzazione della domanda nei mercati finali. Stiamo inoltre trovando opportunità tra le banche del Nord Europa e del Regno Unito, ben capitalizzate e meno sensibili ai tassi di interesse” conclude Fedeli.

“Dopo due anni di elevati tassi d’interesse, famiglie e aziende hanno accumulato livelli di liquidità che non si vedevano da oltre tre decenni” commenta Matteo Ramenghi, cio, UBS WM Italy, UBS Europe SE, Succursale Italia. “Per esempio, il volume dei fondi monetari statunitensi è raddoppiato dal 2021, superando per la prima volta i 7 mila miliardi di dollari, e sui depositi a termine c’è stata una forte competizione tra le banche anche in Europa. Man mano che i tassi d’interesse scendono, ci potrebbe essere una migrazione di questa liquidità verso impieghi più remunerativi come obbligazioni, immobiliare e azioni. In questo contesto, abbiamo una preferenza per l’azionario americano con particolare riguardo ad alcuni settori: tecnologia, utility e finanziari. Per quanto riguarda la tecnologia, preferiamo le mega cap quotate, i semiconduttori e alcune aziende private innovative. Le utility potrebbero risentire di un minor supporto governativo alle rinnovabili, ma la domanda di elettricità sarà in forte crescita. Il settore finanziario dovrebbe invece trarre beneficio dalla deregolamentazione promessa da Trump. Oltre agli Stati Uniti, un’esposizione diversificata all’Asia ex Giappone può andare incontro a trend demografici favorevoli, mentre in Europa vediamo opportunità nelle small e mid cap, le società a piccola capitalizzazione, in considerazione dei tassi in discesa e delle basse valutazioni”.

“Sebbene le valutazioni dei titoli azionari statunitensi siano già storicamente elevate, il mercato è destinato a trarre vantaggio dalle politiche della nuova amministrazione” è il giudizio di Luca Bindelli, head of investment trategy Lombard Odier. “La riduzione delle tasse e la deregolamentazione aumenteranno gli utili aziendali e stimoleranno le attività di fusione e acquisizione (M&A). Ci aspettiamo che il settore tecnologico sosterrà ulteriori guadagni di mercato. Anche il settore finanziario dovrebbe registrare buone performance, anche se, dopo il recente aumento dei prezzi, sarà fondamentale la tempistica”.

Le azioni europee invece rimarranno meno interessanti. In termini di stile, i titoli azionari a bassa capitalizzazione, i settori ciclici e altre strategie più rischiose potrebbero produrre rendimenti positivi nell’orizzonte di investimento a breve termine.

Shaan Raithatha, senior economist, e Lukas Brandl-Cheng, investment strategy analyst, Vanguard, Europe hano invece una view più cauta. “L’azionario americano in generale ha generato robusti rendimenti negli ultimi anni. Il 2024 non è stato un’eccezione, sia la crescita degli utili sia i rapporti prezzo/utili hanno superato le aspettative”. La domanda principale degli investitori è: cosa accadrà in futuro?

“La previsione di rendimento per il prossimo decennio di 0,7%-2,7% per l’azionario americano (per gli investitori in euro) potrebbe apparire eccessivamente prudente come anche quella del 2,1%-4,1%, per l’azionario globale, visto che il 68% di questo universo è costituito da azionario americano” spiegano i due esperti. “Il range dei possibili risultati è tuttavia ampio e inoltre le valutazioni raramente rappresentano uno strumento valido per la tempistica d’investimento. Alla fine, valutazioni di partenza alte spingeranno al ribasso i rendimenti a lungo termine. L’esperienza storica tuttavia dimostra che, in assenza di uno shock per la crescita economica o degli utili, i rendimenti dell’azionario americano possono continuare a sfidare la legge di gravità delle valutazioni sul breve termine”.

Secondo gli esperti di Vanguard le valutazioni dell’azionario di mercati diversi dagli Stati Uniti sono più convenienti. “Negli ultimi anni, la crescita persistentemente tiepida dell’economia e degli utili al di fuori degli Stati Uniti ha mantenuto i rendimenti dell’azionario globale, Stati Uniti esclusi, a livelli modesti rispetto ai notevoli risultati dell’azionario americano”. “Pensiamo che potrebbe continuare ad essere così anche in futuro in quanto questi mercati sono verosimilmente più esposti ai crescenti rischi a livello globale per l’economia nonché quelli legati alle politiche” proseguono. “A più lungo termine tuttavia sono i differenziali nei rapporti prezzo/utili il driver principale di rendimenti su base relativa. Per il prossimo decennio ci aspettiamo rendimenti del 5,1%-7,1% per l’azionario sia dell’Area euro sia dei mercati sviluppati (Stati Uniti esclusi) mentre per l’azionario dei mercati emergenti prevediamo rendimenti del 3,1%-5,1%, sempre dalla prospettiva degli investitori in euro” concludono gli esperti.

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