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La Fed taglia i tassi, Powell saldo nonostante Trump

11/8/2024 | Daniele Riosa

La banca centrale ha ridotto il costo del denaro di un quarto di punto, in quella che è stata la seconda sforbiciata consecutiva. Le previsioni dei gestori sulle mosse future


La FED, all’indomani della vittoria di Donald Trump, ha tagliato i tassi di interesse di 25punti base e ha mantenuto aperta l'opzione di continuare a tagliare i tassi di interesse di altri 25pb nella riunione di dicembre e nel prossimo anno. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese dalla banca centrale USA.

Tiffany Wilding e Allison Boxer, economiste di PIMCO, si dicono sicuri che “l'incertezza politica non distrarrà la Fed. Molti osservatori si chiedono cosa potrebbe accadere alla Fed e al presidente Powell quando il presidente Trump tornerà alla Casa Bianca. Siamo fiduciosi che la Fed manterrà la sua indipendenza e si concentrerà sul suo duplice mandato indipendentemente dalle interferenze politiche. Da un lato, il mandato del presidente Powell dura fino al maggio 2026 e lui ha usato la conferenza stampa per segnalare con forza la sua intenzione di portare a termine il suo mandato. In effetti, alla maggior parte dei membri del Consiglio della Federal Reserve manca ancora un significativo lasso di tempo per concludere il proprio mandato, quindi il Presidente Trump potrà nominare solo pochi nuovi funzionari, e per giunta con molta calma. La Fed deve rendere conto al Congresso, che l'ha istituita e ne ha stabilito il mandato, e alla popolazione. La sua indipendenza le consente di attuare una politica monetaria basata su dati, analisi e giudizi, libera da influenze politiche. Negli ultimi anni, diversi candidati alla Fed, sia da parte di presidenti repubblicani che democratici, hanno incontrato difficoltà nel processo di conferma da parte del Senato e non sono entrati a far parte del consiglio. I tagli dei tassi della Fed sia prima che dopo il giorno delle elezioni e il costante rifiuto dei funzionari della Fed di commentare gli sviluppi politici sottolineano la loro determinazione. Tuttavia, anche se ci aspettiamo che la Fed rimanga apolitica, nel definire la politica monetaria i banchieri centrali dovranno tenere conto di qualsiasi cambiamento di politica fiscale o commerciale che influisca sull'economia. Per il momento, riteniamo che la Fed abbia spazio di manovra per continuare a normalizzare gradualmente i tassi in attesa di chiarezza da parte della nuova amministrazione”.

Blerina Uruci, chief US economist di T. Rowe Price, mantiene "la mia view secondo cui la Fed taglierà i tassi di interesse di 25pb alla riunione di dicembre. Mi aspetto anche altri due tagli di 25pb l'anno prossimo prima che la Fed faccia una pausa, portando a un tasso terminale del 4% per il limite superiore. Il mercato sta ora valutando tagli di 3,5 entro la fine dell'anno, il che significa che la mia visione è solo leggermente più aggressiva rispetto al mercato. Sebbene la politica monetaria sembri abbastanza prezzata, penso che la parte lunga della curva possa ancora salire a causa dell'aumento dell'inflazione e dei premi per il rischio fiscale. Ciò è particolarmente importante in un mondo in cui la Fed ha le mani legate per rispondere con moderazione e con un ritardo rispetto ai rischi legati a un deficit fiscale persistentemente più elevato”. 

“Durante la conferenza stampa - precisa Uruci - cercavo indizi su come la Fed avrebbe reagito all'incertezza sulla politica fiscale e sui dazi sotto la presidenza Trump. Powell ha descritto un approccio basato su modelli in base al quale gli scenari delle proposte fiscali e sui dazi sarebbero state analizzati più volte fino a quando le politiche non fossero state implementate e il comitato li avrebbe considerati come uno dei tanti fattori che influenzano l'economia. Inoltre, l'affermazione più chiara di Powell sulla questione dell'anticipazione delle future dichiarazioni politiche è stata: ‘Non indoviniamo, non speculiamo e non supponiamo’”. 

Infine, “Powell ha minimizzato l'effetto dei cambiamenti di politica di Trump sul doppio mandato della Fed e ha chiarito che intende portare a termine il suo mandato, che termina nel maggio 2026, e che per legge lui o altri Governatori del Consiglio non possono essere rimossi. Sebbene il licenziamento dell'attuale presidente della Fed sembri improbabile, la nomina alla presidenza della Fed nel maggio 2026 sarà scelta da Trump e avrà un'inclinazione accomodante. Questo potrebbe essere un altro catalizzatore per i mercati a richiedere premi al rischio più elevati per la detenzione di titoli del Tesoro statunitensi”.

Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, spiega che “i funzionari sottolineano che le condizioni del mercato del lavoro si sono in generale mitigate. In effetti, questa volta la decisione è stata unanime: Michelle Bowman, governatrice della Fed nominata da Trump che si era opposta al taglio più consistente di settembre, questa volta si è infatti espressa a favore di una riduzione. Con l'elezione di Trump che indica una nuova direzione economica, compresi i dazi, che potrebbero alimentare l'inflazione, la banca centrale americana probabilmente procederà con cautela fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza sulla politica da seguire”.

Secondo James McCann, vicecapo economista di abrdn, “la Fed si è mantenuta fedele al suo copione, con un taglio dei tassi d'interesse di 25 punti percentuali già ben annunciato, continuando ad allentare la sua politica monetaria.  In futuro, però, la banca centrale si troverà ad affrontare decisioni più difficili, con la rielezione di Donald Trump che ha in programma grandi cambiamenti in materia di commercio, immigrazione, regolamentazione e politica fiscale, che potrebbero avere chiare implicazioni per le prospettive di crescita e di inflazione.  In un tale contesto di forte incertezza politica, la Fed cercherà probabilmente di mantenere aperte le sue opzioni, evidenziando che le manovre politiche dipenderanno in larga misura dai dati e che la banca centrale non segue una rotta prestabilita. Questo messaggio è emerso chiaramente nel comunicato stampa del FOMC, che continua a sottolineare l'incertezza sulle prospettive e la necessità per la Fed di continuare a monitorare un'ampia gamma di informazioni in arrivo”.

Álvaro Sanmartín, chief economist di Amchor IS, rileva che “al di là di questa mossa, dalle parole di Powell si può dedurre che la Fed è chiaramente soddisfatta della situazione economica, sia in termini di attività sia di andamento dell'inflazione. Con altissima probabilità, i tassi saranno abbassati di altri 25 punti base a dicembre. Inoltre, in seguito, è possibile che i tagli dei tassi non vengano più effettuati in riunioni consecutive, ma passino a un ritmo trimestrale. Il piano generale continua ad essere quello di portare la politica monetaria verso la neutralità, lasciando che il ritmo di raggiungimento di tale tasso dipenda dall'evoluzione dei dati sull'attività e sui prezzi, quindi, su base tendenziale e non mese per mese. Per quanto riguarda l’impatto delle elezioni americane, l'esito non influenzerà il percorso di riduzione dei tassi nelle prossime riunioni. La Fed reagirà solo, se necessario, a politiche specifiche, una volta approvate. Per il resto, a livello aneddotico, Powell ha fatto capire che non si dimetterà, anche se Trump dovesse chiederglielo (speriamo che questa frase non “scaldi” il nuovo Presidente). Un'ultima considerazione: in attesa di quali possano essere le politiche concrete di Trump in materia di tasse, immigrazione e tariffe, continuo a pensare che un tasso terminale tra il 3,5% e il 4% possa avere senso per questo ciclo”.

Per Julian Marx, analista nel team di investimento di Flossbach von Storch SE “la Fed è attualmente sulla buona strada. Poco più di due anni fa, probabilmente pochissimi osservatori avrebbero ritenuto possibile che tassi di inflazione storicamente elevati, pari temporaneamente al 9%, potessero essere ridotti nel giro di pochi anni senza causare al contempo danni collaterali visibili all'economia statunitense. Eppure, questo scenario sembra ancora possibile. Per quanto riguarda l'inflazione salariale e i costi degli alloggi, attualmente è molto più probabile un ulteriore rallentamento che una nuova accelerazione. In questa situazione, lo spettro dell'inflazione non tiene più svegli i banchieri centrali statunitensi, anche se l'inflazione di fondo (misurata dall'indice dei prezzi PCE) è rimasta al di sopra dell'obiettivo di inflazione al 2,7% nel terzo trimestre. In considerazione del suo duplice mandato e del suo impegno per la piena occupazione, la Fed continuerà quindi a cercare di ridurre con cautela il carattere restrittivo della sua politica monetaria, senza mettere a repentaglio i successi già ottenuti nella lotta all'inflazione. Questo percorso rimane dipendente dai dati, come ha sottolineato ancora una volta il presidente della Fed Powell. Infine, secondo il presidente della Fed, le recenti elezioni americane non avranno alcuna influenza sulla politica della banca centrale nel breve periodo. “Non facciamo speculazioni”, è stato molto chiaro Powell quando i giornalisti glielo hanno chiesto. In assenza di decisioni fiscali, che comprensibilmente prenderanno forma solo tra qualche trimestre quando Trump sarà in carica, questa reazione sembra fin troppo comprensibile dal punto di vista di una banca centrale che dipende dai dati”.

James Knightley, chief international economist US di ING, guarda al futuro: “L'inflazione si sta comportando meglio e il mercato del lavoro si sta raffreddando ma non sta crollando, per cui la Fed è in grado di continuare ad allentare gradualmente la politica monetaria avvicinandosi alla neutralità. Pensiamo che la Fed taglierà ancora di 25 pb a dicembre, ma le prospettive successive sono meno chiare e c'è una forte possibilità di una pausa alla riunione del FOMC di gennaio. In precedenza, il mercato si aspettava che il tasso dei Fed funds raggiungesse un punto di minimo nell'area del 3-3,5% entro la prossima estate. Con la vittoria di Donald Trump alla presidenza, le sue politiche chiave sono state estese e ampliate, compresi i tagli alle tasse, i dazi e i controlli sull'immigrazione. Ciò potrebbe mantenere la storia della crescita più sostenuta nel breve termine, ma è probabile che la Fed si preoccupi maggiormente delle implicazioni sull'inflazione derivanti dal protezionismo commerciale e dai vincoli dell'offerta di lavoro. Per questo motivo, il mercato si è orientato verso un ciclo di allentamento più lento e graduale, con un tasso finale leggermente più alto, compreso tra il 3,5 e il 3,75%. Al momento siamo d'accordo. Tuttavia, il raffreddamento del mercato del lavoro rimane una storia importante, mentre il forte aumento dei rendimenti dei Treasury a più lunga scadenza (80-90 pb in più da quando la Fed ha tagliato i tassi a settembre) potrebbe diventare un significativo vento contrario per la crescita. Prevediamo che il rendimento a 10 anni potrebbe salire oltre il 5% nel 2025 a causa delle preoccupazioni per la sostenibilità fiscale e l'inflazione. Ciò spingerà i costi di finanziamento dei consumatori e delle imprese e potrebbe diventare un importante vento contrario per la crescita”.

Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel, crede che “nel corso della riunione di dicembre la Banca Centrale statunitense effettuerà un nuovo taglio da 25 punti base, portando il tasso medio sui Fed Funds al 4,375%, ma poi, per il 2025, prevediamo un rallentamento del ritmo dei tagli, che dovrebbero passare da uno al mese a uno a trimestre circa. Un’opinione fin troppo comune è che il cammino della Fed potrebbe essere ostacolato da una nuova accelerazione dell’inflazione, anche se riteniamo poco probabile che le manovre fiscali del neoeletto presidente Trump possano alimentare una nuova fiammata inflattiva, almeno nel breve periodo. Del resto, Powell ha confermato che le elezioni presidenziali non influenzeranno le decisioni di politica monetaria e, anche nel caso in cui entrassero in vigore nuovi provvedimenti in materia di politica economica, il giudizio dei policymaker sarà comunque indispensabile per valutarne le conseguenze alla luce di altre dinamiche. Un nuovo aumento dei tassi potrebbe non essere necessario”.

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