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La FED taglia i tassi. Le previsioni dei gestori sulle mosse future

9/19/2024 | Daniele Riosa

La Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse di mezzo punto. Vediamo quali sono le possibili ricadute su economia e mercati da parte dei gestori


La Federal Reserve è andata oltre le previsioni della maggior parte degli analisti e ha tagliato i tassi di interesse di mezzo punto, portandoli in una forchetta fra il 4,75% il 5,0%. Si tratta della prima riduzione del costo del denaro dal 2020. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese dalla FED e quali ricadute prevedono su economia e mercati.

Secondo Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, “la Federal Reserve compie una mossa decisiva rendendo effettivo un taglio da 50 punti base, il primo post pandemia. La decisione costituisce un segnale di fiducia da parte della banca centrale americana nel fatto che l'inflazione sia sotto controllo e diretta verso l'obiettivo 2%. Il taglio dovrebbe dare sollievo ai consumatori e alle piccole imprese con prestiti a tasso variabile, mentre i costi di finanziamento a lungo termine per i mutui e il debito delle imprese sono diminuiti in previsione di questo adeguamento. Sebbene fosse una mossa ampiamente prevista, i pareri sulla sua entità sono stati discordanti; storicamente, infatti, la Fed ha preferito aggiustamenti più contenuti per evitare il rischio di invertire la rotta se la decisione si fosse rivelata prematura”.

Martina Daga, macro economist di AcomeA SGR, sottolinea che “la decisione non è stata unanime, 1 dei 12 membri votanti del FOMC avrebbe preferito un atteggiamento più cauto e un taglio da 25bp. Il mercato era infatti diviso tra chi si aspettava una prima mossa più cauta da 25bp e chi, invece, si aspettava il taglio da 50bp. La decisione è stata dettata dal fatto che il Comitato ha ora maggiore certezza sul fatto che l’inflazione si stia muovendo verso il target del 2% e i rischi per il raggiungimento dei suoi due obiettivi di massima occupazione e inflazione siano sostanzialmente in equilibrio. Il messaggio è che l’economia statunitense sia in ottime condizioni e che, dopo un periodo di alta inflazione e mercato del lavoro surriscaldato, stia ora tornando in equilibrio. L’obiettivo della Fed è proprio quello di tenere l’economia nelle attuali condizioni, non c’è, quindi, sensazione di urgenza o di essere troppo in ritardo. Un soft landing rimane quindi il caso base per la Fed”.

Guy Stear, head of developed markets strategy di Amundi Investment Institute, rileva che "La grande notizia non è tanto il taglio di 50 pb, quanto piuttosto la riduzione delle previsioni di crescita e la forte revisione al ribasso​ dei cosiddetti ‘dots’ ​(le indicazioni dei singoli governatori). La Fed sembra sicura di aver vinto la battaglia contro l'inflazione e ammette che la politica monetaria a questo punto è troppo restrittiva, soprattutto in considerazione delle preoccupazioni sulla crescita”.

Per Jim Cielinski, responsabile globale reddito fisso di Janus Henderson, "dal punto di vista del posizionamento, non riteniamo che la mossa odierna rappresenti una svolta per gli investitori a reddito fisso. I dati noti non sono cambiati. L'inflazione si sta raffreddando. L'economia statunitense è resistente. E il mercato del lavoro, nonostante un certo indebolimento, non è nemmeno vicino ai livelli associati alla recessione. Tutto ciò fa pensare a un'estensione del ciclo che dovrebbe essere favorevole per gli asset più rischiosi, in particolare per i crediti societari di qualità più elevata, le cui fortune sono maggiormente esposte alla forza dei consumatori. Allo stesso modo, le società con carichi di debito più elevati dovrebbero beneficiare di costi di finanziamento più bassi. Dopo oltre due anni, il rendimento del Treasury USA a 10 anni supera quello del Treasury a due anni, segnalando la probabile fine di un'era di politica monetaria restrittiva e offrendo agli investitori obbligazionari l'opportunità di guadagnare un premio di durata sulle scadenze più lunghe. Anche se queste società sarebbero danneggiate in uno scenario di atterraggio duro, il reddito fisso può comunque aiutare un'allocazione più ampia, offrendo il potenziale per preservare il capitale e supportare la diversificazione rispetto alle azioni più rischiose. In entrambi gli scenari, l'arrivo del ciclo di riduzione dei tassi significa che molti punti della curva dei rendimenti potrebbero offrire un apprezzamento del capitale.  In questo senso, riteniamo che la duration sia amica degli investitori. E ai livelli attuali, la curva dei rendimenti rappresenta ancora livelli di generazione di reddito che sono stati una rarità negli ultimi 15 anni. Poiché le incognite sono proprio queste, gli investitori dovrebbero considerare un'allocazione verso le obbligazioni di qualità superiore con una sufficiente esposizione alla duration come una componente integrante di un portafoglio ben diversificato, soprattutto mentre la Fed cerca di tenersi stretto uno sfuggente scenario di atterraggio morbido”.

Cathie Wood, ceo di ARK Invest, considera “la decisione della Federal Reserve di tagliare i tassi di 50 punti base come necessaria per affrontare le crescenti sfide economiche a livello globale. Pur essendo un passo positivo nella giusta direzione, questa riduzione è probabilmente la prima di molte mosse per contrastare la “rolling recession” in corso negli Stati Uniti, che si è sviluppata da quando la Fed ha iniziato a inasprire la politica monetaria ed è stata prezzata sia nelle materie prime che nei mercati del reddito fisso. Con il calo dei prezzi del petrolio a circa $70 al barile e la compressione dei rendimenti dei Treasury di lungo termine, i segnali del mercato suggeriscono che un rallentamento globale stia prendendo forma. Il tasso obiettivo dei Fed funds, ora a circa 250 punti base al di sopra dell'inflazione basata sul PCI, è ancora restrittivo. Se l'inflazione continuerà a scendere su base annua, come prevediamo, è probabile che la Fed ridurrà ulteriormente i tassi per stabilizzare le prospettive economiche e trasformare la recessione “rolling” in una ripresa. Essendo stata colpita per prima, l'edilizia abitativa sarà probabilmente il primo settore a riprendersi, soprattutto vista la domanda accumulata negli Stati Uniti. La riduzione dei costi di finanziamento dovrebbe fungere da volano per le aziende che investono in modo aggressivo nell'innovazione, consentendo loro di accelerare le iniziative di crescita nelle tecnologie più avanzate".

James McCann, vice-capo Economista di abrdn, mette in lude che “questo segnale dovish dovrebbe mitigare i timori del mercato sul fatto che la banca centrale sia rimasta indietro rispetto alla curva, mentre iniziano a emergere crepe nel mercato del lavoro statunitense, e i mercati azionari stanno reagendo positivamente alle prime notizie. Ora la priorità per la Fed sarà quella di calibrare con attenzione il ritmo dell'allentamento, dato che l'inflazione continua ad avvicinarsi all'obiettivo e l'economia rallenta. In effetti, mentre il presidente Powell potrebbe segnalare che 50 pb saranno l'eccezione piuttosto che la regola durante questo ciclo di allentamento, la Fed dovrebbe essere pronta a procedere a passi più ampi se dovesse scorgere ulteriori segnali di debolezza”.

Le previsioni di James Knightley, chief international economist,US, Francesco Pesole, FX strategist e Padhraic Garvey, regional head of research, Americas di ING, sono “sostanzialmente in linea con le indicazioni della Fed: abbassare i tassi al 3,5% o poco sotto entro la prossima estate, sulla base del fatto che un'azione tempestiva da parte della Fed consente all'economia statunitense di evitare la recessione, proprio come è avvenuto a metà degli anni '90 sotto Alan Greenspan. Questo punto di vista è ancora valido, ma riconosciamo che le prospettive del mercato del lavoro sono più preoccupanti e i rischi sono effettivamente orientati verso la necessità che la Fed faccia di più e più rapidamente. Ricordiamo che il 3% non rappresenta un tasso da territorio di stimolo, quindi se la storia di crescita dovesse indebolirsi in modo più marcato, sappiamo che la Fed scenderà al di sotto di quella soglia”.

Bill Papadakis, senior macro strategist e Kiran Kowshik, global FX strategist di Lombard Odier, prevedono che “il ciclo di taglio dei tassi della Fed è iniziato, e ora prevediamo tagli di 25 bps in ciascuno degli incontri rimanenti di quest'anno. Se i rischi di recessione dovessero concretizzarsi, la Fed ha margine per allentare ulteriormente la politica monetaria in modo più sostanziale. Sebbene questo sia stato certamente un incontro chiave in termini di politica monetaria, il percorso complessivo delle politiche conta più dei singoli tagli. Stimiamo che il livello neutrale dei tassi negli Stati Uniti sia intorno al 3,5%, superiore alle attuali previsioni degli investitori. Con i mercati che anticipano tagli più profondi da parte della Fed rispetto ad altre banche centrali, il vantaggio dei tassi di interesse del dollaro statunitense si sta riducendo, e passiamo a una posizione più neutrale sul dollaro statunitense”.

Tiffany Wilding e Allison Boxer, economiste di PIMCO, focalizzano la loro analisi sulle mplicazioni per gli investitori: “Storicamente, le obbligazioni a scadenza intermedia tendono a sovraperformare la liquidità durante i cicli di riduzione dei tassi d'interesse della Fed. Con la Fed che inizia con il botto, gli investitori possono trarre vantaggio dal bloccare i rendimenti intermedi ancora interessanti. Le obbligazioni offrono anche proprietà di copertura nel caso in cui un atterraggio più duro spinga la Fed a tagliare i tassi più rapidamente”.

Christian Scherrmann, U.S. Economist di DWS, ritiene che “iniziare il ciclo di tagli dei tassi con un passo maggiore non sia privo di problemi. Da un lato, implica un aumento della fiducia dei banchieri centrali nella previsione dell'inflazione, mentre le incertezze sulle prospettive del mercato del lavoro sono state probabilmente il motore della decisione. Ciò comporta il rischio che la Fed debba “ricalibrare” la sua funzione di reazione ai dati in arrivo, proprio come abbiamo visto nel recente passato. Ci ricorda un po' la svolta di Powell alla fine del 2023, che ha bloccato il processo disinflazionistico per mesi, anche senza un taglio dei tassi. Inoltre, sembra almeno un po' che la Fed sia stata spinta dai mercati, per non parlare delle attuali implicazioni politiche di una mossa più ampia del solito. Tuttavia, siamo d'accordo sul fatto che ulteriori tagli sembrano necessari, ma allo stesso tempo teniamo d'occhio l'inflazione in futuro, poiché non condividiamo pienamente la fiducia della banca centrale. Tra questi, almeno un dissenziente sembra sostenere la nostra opinione”.

Mark Haefele, chief investment officer di UBS Global Wealth Management, rileva che “la reazione alla decisione della Fed è stata relativamente contenuta, suggerendo che gli investitori si sono concentrati sulla rassicurazione di Powell che l'ampio taglio non è dovuto alle preoccupazioni della banca centrale che la crescita si stia raffreddando troppo bruscamente. L'S&P 500, che era rimasto piatto prima della riunione, ha chiuso la giornata in calo dello 0,3%. Il rendimento del Treasury USA a 2 anni ha chiuso la giornata vicino al punto di partenza, al 3,62%. Anche l'indice del dollaro DXY, che tiene conto della valuta statunitense rispetto alle sei principali controparti, ha registrato poche variazioni. Il diagramma a punti, che riporta le proiezioni sui tassi dei massimi funzionari della Fed, implica un ulteriore allentamento di 50 punti base in totale per le ultime due riunioni di quest'anno, seguito da 100 punti base nel 2025”.

Jeffrey Schulze, head of economic and market strategy di ClearBridge Investments, gruppo Franklin Templeton, ritiene che “anticipare i tagli abbia senso da un punto di vista della gestione del rischio, in quanto il rischio di una flessione non lineare del mercato del lavoro è superiore al rischio di una nuova accelerazione dell'inflazione, visti i progressi sul fronte della stabilità dei prezzi. Questo risultato dovrebbe essere positivo sia per l'economia che per gli asset di rischio, in quanto una politica monetaria più accomodante aumenta le probabilità che la Fed riesca a gestire la situazione con successo. Il dot plot di settembre è cambiato in modo sostanziale, con la Fed che prevede altri 6 tagli entro la fine del 2025, molto più vicini alle attuali quotazioni di mercato. Se questo percorso dei tassi dovesse realizzarsi, il rendimento del Treasury a 10 anni probabilmente registrerà un rialzo sulla scia di un più forte slancio economico previsto. Questo sarebbe in linea con i precedenti cicli di tagli con atterraggio morbido, in quanto il rendimento del Treasury a 10 anni ha storicamente registrato un rialzo nella vendita seguita all’attesa notizia dopo il taglio iniziale dei tassi. In futuro, prevediamo che la Fed si muoverà con incrementi di 25 punti base per ricalibrare ulteriormente la politica monetaria, a meno che non si verifichi un deterioramento sostanziale del mercato del lavoro”.

Per Tom Porcelli, chief US economist di PGIM Fixed Income, “sebbene la decisione di tagliare di 50 punti base sia stata difficile – il “dot plot” era quasi equamente suddiviso - la parità cela quella che potrebbe essere una semplice funzione di reazione. Se i dati sugli occupati continueranno ad essere deboli, l'argomentazione a favore di tagli più consistenti sarà evidente per l'altra metà dei banchieri centrali, e sarà vero il contrario. Il calcolo potrebbe essere davvero semplice per questa Fed. L'avvio del ciclo di allentamento monetario da parte della Fed sposta l'attenzione sul tasso neutrale percepito e sull'orizzonte temporale necessario per raggiungerlo. Come avevamo anticipato, la Fed prevede altri 100 punti base di tagli fino al 2025. Ciò indica che l'anticipazione dei tagli potrebbe consentire un ritmo di allentamento più moderato, con il tasso dei Fed funds che dovrebbe raggiungere il livello terminale del 2,9% all'inizio del 2026. Tuttavia, riteniamo che la Fed possa arrivare al suo tasso terminale prima di quanto attualmente previsto, sulla base dei dati in arrivo. A questo punto, il mercato sta valutando il raggiungimento del tasso terminale entro settembre 2025.  In sintesi, per prolungare l'attuale ciclo di crescita economica potrebbe essere giustificato un cambiamento di politica monetaria che porti alla neutralità prima del previsto”.

Álvaro Sanmartín, chief economist, Amchor IS, evidenzia che “Powell ha affermato esplicitamente nella conferenza stampa che l'economia è solida e che al momento la Fed sta focalizzando la sua attenzione sul fatto che gli sviluppi sul fronte della crescita e dell'occupazione continuino ad andare bene.Tutto ciò rappresenta, a mio avviso, una buona notizia per gli asset di rischio, dato che abbiamo un'economia ancora relativamente in buona salute, accompagnata da una Fed chiaramente più disposta ad abbassare i tassi troppo che ad abbassarli troppo poco. In particolare, non escludiamo affatto che nelle prossime settimane si possano registrare performance particolarmente positive per le mid e small cap, i titoli ciclici e le valute emergenti con un carry interessante.Detto questo, guardando al futuro e se le condizioni finanziarie rimarranno quelle attuali (allentate), è molto probabile che, prima o poi, potremmo iniziare a vedere sorprese al rialzo nella crescita (e forse anche nei prezzi) dell'economia statunitense”.

Secondo Benoit Anne, managing director investment solutions group di MFS IM, “una possibile interpretazione è che questa mossa di 50 pb sia stata una mossa di gestione del rischio “dietro la curva” o, più semplicemente, di recupero. Guardando al lungo termine, i Fed dots, le previsioni della Fed stessa, indicano altri potenziali tagli dei tassi di 100 pb nel 2025 e un ulteriore allentamento di 50 pb nel 2026. A conti fatti, questi numeri possono sembrare ancora obiettivi piuttosto conservativi, in quanto esiste la possibilità che la Fed punti ad aggiustare il tasso di interesse verso la neutralità ad un ritmo più rapido. Sul fronte valutario, i rischi per l'USD sembrano essere sbilanciati verso il basso, il che potrebbe fornire sostegno agli asset non USD, compresi i mercati emergenti. Nel complesso, si tratta di segnali positivi che, a nostro avviso, sostengono l'appetibilità del reddito fisso da parte degli investitori di lungo periodo”.

Alessio Garzone, assistant portfolio manager di Gamma Capital Markets, spiega che “la decisione della Federal Reserve di tagliare i tassi di interesse di 50 punti base, accompagnata dalle proiezioni a lungo termine, offre uno scenario complesso ma gestibile. Il percorso graduale di allentamento monetario prefigurato dal Dot Plot, insieme a un'economia solida, è favorevole per il restringimento degli spread creditizi, creando opportunità anche nel mercato dei bond. Sebbene l'economia statunitense sembri attualmente in una posizione solida, come indicato dalle previsioni di crescita del PIL e dalla stabilità del mercato del lavoro, restano ancora sul tavolo diversi fattori di rischio che potrebbero influenzare il percorso futuro della politica monetaria e delle condizioni economiche globali”.

Gero Jung, chief economist di Mirabaud Asset Management, rileva che “contestualmente al doppio taglio dei tassi di ieri, rispetto all’ultima riunione della Federal Reserve notiamo una svolta più dovish visibile in vari aspetti, tra cui previsioni di inflazione più contenute e un rialzo delle proiezioni sulla disoccupazione. Per quanto riguarda il bilanciamento dei rischi, la maggior parte dei membri del FOMC ritiene che i rischi per il mercato del lavoro siano aumentati. Guardando ai prossimi mesi, ci aspettiamo due tagli dei tassi di 25 punti base da qui alla fine dell'anno, in linea con le proiezioni dei cosiddetti “dot plot”. Sarà inoltre posta maggiore attenzione ai dati economici in arrivo, in particolare ai due rapporti sull'occupazione che verranno pubblicati prima della prossima riunione del FOMC di novembre”.

Jan Viebig, global co-cio di Oddo BHF Asset Management, precisa che “la Fed non mostra segni di timore per la recessione, né cade nell'allarmismo. Tuttavia, le aspettative del Federal Open Market Committee sono ben al di sotto delle aspettative aggressive dei mercati. Mentre i mercati si aspettano che i tassi di riferimento scendano intorno al livello neutrale, sotto il 3%, entro la fine del 2025, la stima dei banchieri centrali è superiore di circa 0,5 punti percentuali. Considerando quelle che ritengo aspettative esagerate per i mercati obbligazionari, non sorprende che la reazione iniziale sia stata negativa. Al contrario, i mercati azionari hanno reagito positivamente allo stimolo monetario subito dopo la decisione sui tassi”.

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