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Inflazione: un costo di 240 euro al mese

2/22/2024 | Marcella Persola

Alcuni studi di ACLI e BCE mostrano l'effetto erosivo e ne quantificano la perdita


Le famiglie italiane perdono 240 euro al mese a causa dell’inflazione. È quanto emerge dall’Osservatorio nazionale dei redditi e delle famiglie realizzato da ACLI.

Nel 2022 le famiglie del panel sono state 602.566. Di queste, 474.592 famiglie, pari al 79% del totale del panel, hanno perso potere di acquisto rispetto a prima del Covid a causa dell’inflazione a doppia cifra. In termini di reddito equivalente familiare si tratta di 1,9 miliardi di euro. La perdita mediana di reddito familiare equivalente mensile è stata di 240 euro sul totale del panel del Caf Acli dal 2019 al 2022. Se entriamo nel dettaglio della tipologia familiare, la perdita mediana oscilla tra i 317 euro mensili delle famiglie bi-reddito senza carichi e i 150 euro mensili persi dalle famiglie monoreddito con carichi e dei vedovi con carichi.

Che l'inflazione rappresenti sempre più un fenomeno erosivo è oramai un'immagine alquanto nota. E altri studi lo confermano, se ce ne fosse bisogno. Tale è quello realizzato dalla BCE intitolato “The unequal impact of the 2021-22 inflation surge on euro area household” che evidenzia come l’aumento a sorpresa dell’inflazione nel 2021-22 ha avuto un impatto notevole sulle famiglie nell’area dell’euro. Oltre ad aver ridotto i redditi reali ha indico anche sulla ricchezza netta della maggior parte delle famiglie poiché non vi è stato alcun aumento immediato dei salari e delle pensioni nominali, dei prezzi nominali delle case e del valore nominale di obbligazioni, depositi, contanti e debito a seguito dell’aumento del livello dei prezzi. Ciò ha influenzato i consumi presenti e futuri delle famiglie e quindi il loro benessere.

Tra le famiglie, le perdite maggiori sono state subite dai pensionati perché tendono a detenere quantità maggiori di attività nominali (come contanti e depositi) e il valore reale di queste attività è sensibile agli aumenti dei prezzi. Al contrario, le famiglie con debiti a lungo termine (come i mutui ipotecari) hanno beneficiato del livello dei prezzi più elevato a causa della riduzione del valore reale delle loro passività. Questo canale di “posizione nominale netta” ha colpito in particolare i pensionati a reddito medio, che hanno subito perdite di welfare equivalenti all’11% del loro reddito nel 2021-22. 

Si legge inoltre nello studio che le differenze tra paesi sono molto significative. "Le differenze tra Paesi sono state prevalentemente causate dai diversi livelli di inflazione e alla diversa distribuzione di ricchezza netta, assieme alle differenze sulle risposte politiche. Le famiglie più giovani e indebitate hanno assistito a un aumento netto di ricchezza perché il valore reale del loro indebitamento è calato. Questo effetto è stato più forte in Francia e Spagna, dove molte famiglie giovani hanno mutui. Tuttavia non tutte le famiglie giovani ne hanno beneficiato: in media quelle che non possedevano casa con un mutuo hanno a loro volta subito perdite in termini di welfare”. Per quanto riguarda l'Italia infine le famiglie italiane sono state tra le più danneggiate in Europa in termini di costi di welfare. In particolare, la perdita mediana sul welfare subita dalle famiglie è stata dell’8% in termini di reddito disponibile, a fronte del 3% per le famiglie in Francia e Spagna.

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